
Le forze armate sudanesi hanno preso il potere in Sudan rovesciando il presidente Omar al-Bashir, messo agli arresti dopo mesi di proteste contro il suo esecutivo. Il ministro della difesa e vicepresidente generale Awad Ibn Auf ha dichiarato che Bashir è stato “rovesciato” e la Costituzione sospesa e che l’ormai ex capo di Stato si trova ora in un “luogo sicuro”. Ibn Auf ha inoltre annunciato la formazione di un governo di transizione guidato dai militari che governerà per due anni.
Nel dichiarare anche lo stato di emergenza per tre mesi e la la chiusura dei confini e dello spazio aereo del Sudan per 24 ore il generale si è pronunciato a nome del popolo e ha indicato la strada per future elezioni libere e trasparenti. Ma è la strada classica di un golpe: tutte le istituzioni del governo sudanese, compresa l’assemblea nazionale e il consiglio nazionale dei ministri, sono state infatti sciolte e la tempistica indicata è per ora solo un’indicazione di massima. L’Associazione dei professionisti sudanesi (SPA), che ha guidato le proteste, ha respinto le mosse – riferisce Al Jazeera traducendo un twitter della SPA – indicate come un “colpo di stato militare” e ha promesso l’organizzazione di ulteriori dimostrazioni.
Bashir era al potere da oltre trent’anni (1989) ed è ricercato dalla Corte penale internazionale. Le proteste di piazza contro di lui – senza precedenti in Sudan – sono iniziate a dicembre per l’aumento dei prezzi del pane, ma rapidamente si sono trasformate in una contestazione aperta del regime accompagnata dalla richiesta di dimissioni di Bashir. Nei giorni scorsi si era parlato di una faida interna all’esercito che alla fine ha deciso di scaricarlo e di assumere il potere.
In copertina Bashir alle Nazioni Unite. Qui sopra, in un video di youtube dei giorni scorsi, l’entità della protesta a Khartum
La foto nel testo di Awad Ibn Auf è tratta da un fotogramma preso dalla tv. Il generale era un fedelissimo del presidente, da poco elevato da Bashir alla carica di vice dell’esecutivo
(Red/T.G.)