Gli atti di violenza e disumanità al confine tra Grecia e Turchia richiedono una straordinaria mobilitazione umanitaria. L’incredibile violenza della Grecia nei confronti dei profughi siriani si svolge a suon di scontri di lancio di fumogeni e candelotti stordenti in direzione del confine turco, di pestaggi di giornalisti nella speranza di far tacere la stampa.
Per portare una risposta a chi ha più bisogno, la ong Intersos si sta muovendo con un team di emergenza nella zona di Evros, al confine settentrionale tra Grecia e Turchia. “La vita – scrive l’organizzazione non governativa partner dell’Atlante delle guerre – di esseri umani in condizione di vulnerabilità non può diventare merce di scambio e mezzo di pressione politica nel gioco di potere tra gli Stati, così come non può essere accettata senza rispondere la deliberata violazione delle norme fondamentali del diritto umanitario internazionale e della Convenzione sui rifugiati”.
Quello che sta succedendo al confine è, secondo la ong, la conseguenza diretta del disastroso accordo sui migranti siglato da Unione Europea e Turchia nel 2016 e di una politica di ricatti ed esternalizzazione delle politiche migratorie. La missione in partenza si unisce a quella attiva in Grecia dal 2016 nei campi di accoglienza nati nell’area tra Salonicco e il confine macedone. In Grecia Intersos gestisce appartamenti ed edifici nelle aree urbane delle due città e una struttura più grande, “Agia Eleni”, specializzata nell’assistenza di persone con gravi vulnerabilità.