Carcerati come bestie

Nel Salvador prigioni super affollate e diritto di sparare a vista ai sospetti. Un anticipazione del nostro dossier sulla condizione carceraria nel Mondo che esce alle ore 11 di oggi

Nessuno prova certo  simpatia per i pandilleros, ragazzi e adulti delle bande criminali – le padilla – che imperversano in tutta l’America latina seminando il terrore e che nello scorso week end nel solo Salvador si sono rese responsabili di oltre 50 esecuzioni sommarie, probabilmente comandate – questa l’ipotesi corrente –  dai capi in galera delle bande più famose dalla M-18 alla famigerata  Mara Salvatrucha. Ma la decisione, in epoca di coronavirus  di costringerli ancora di più alla coabitazione in strutture già sovraffollate senza alcuna misura sanitaria fa discutere (pur in presenza di dati non ancora preoccupanti: 298 casi e  8 decessi).

L’escalation di violenza del fine settimana ha spinto il Presidente della Repubblica, Nayib Bukele, a ordinare lo stato di emergenza in tutti i centri penali con regole ferree:  mettere i leader in isolamento, chiudere gli spacci  della prigione e sospendere tutte le attività nelle carceri. Il direttore dei Centri penali, Osiris Luna, ha annunciato inoltre che d’ora in poi i membri delle diverse gang saranno  mescolati nella stessa cella, una misura che non è nuova e che sembra un invito al regolamento di conti oltreché a spingere il Covid-19 a diffondersi. Ma non è tutto.

Il presidente ha incaricato i membri della polizia civile nazionale e delle forze armate di difendere la propria vita e quella dei cittadini con  “l’uso della forza letale autorizzato per l’autodifesa o per la difesa della vita dei salvadoregni”. Licenza di uccidere in altre parole. Una decisione del capo dello Stato (a destra nell’immagine) che ha sollevato polemiche.  L’avvocato costituzionalista Francisco Bertrand Galindo sostiene che  l’ordine del presidente di applicare queste direttive  contro le bande è illegale.

“I soldati e la polizia non sono obbligati a obbedire a ordini illegali,  e  quell’ordine ha senso solo se è fatto con un protocollo”, ha detto l’avvocato in una conversazione con El Diario de Hoy. Gli ha fatto eco Dennis Muñoz, avvocato costituzionale, sempre citato dal Diario: “Se un membro della banda scappa  da un ufficiale di polizia o da un soldato e gli sparano alla schiena, ciò comporta un aggravante per omicidio.  Ciò che devono fare è raggiungerlo e neutralizzarlo”

Alle 11 di oggi il nostro nuovo dossier sulla condizione delle prigioni nel Mondo a cura di Alice Pistolesi con la collaborazione di Teresa Di Mauro

In copertina il disegno che illustra un report del 2018 dell’International Crisis Group (Icg): Vivir bajo el control de las pandillas

Nel testo le foto che hanno fatto il giro del mondo qui in prima pagina su El Comercio 

(Red/Est)

 

 

 

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