Colombo, la piazza fa dimettere i vertici

La c alma è tornata oggi a Colombo dove ieri una folla gigantesca – arrabbiata e affamata – ha sfondato la tiepida resistenza della polizia anti sommossa dello Sri Lanka che, dopo aver sparato in aria e lanciato lacrimogeni, se l’è data a gambe dal palazzo residenziale divenuto immediatamente ostaggio della folla. Scena che si è ripetuta anche davanti ad altri palazzi del potere come il segretariato del ministero della finanze, sede di un sit in di protesta pacifica durato mesi, e la residenza del Premier: data ieri alle fiamme. La “rivolta del pane”, che covava ormai da tempo, puntellata di manifestazioni, sit in, tendopoli, è esplosa in una forma che sembra in parte spontanea, anticipata dagli studenti universitari.

Già nelle prime ore dell’assalto al simbolo del potere si diffonde la notizia che l’obiettivo numero uno, il Presidente Gotabaya Rajapaksa, è scappato in un luogo ignoto. Stessa storia dopo poco anche per il Premier Ranil Wikremeshinghe. E mentre la gente che ha invaso la residenza coloniale del Presidente si tuffa nella piscina del palazzo, occupa scale e corridoi avvolta nella bandiera nazionale, mentre si assembra anche sotto la casa del Primo ministro in fuga, Ranil getta la spugna annuncia dimissioni. La decisione la prende dopo che una riunione dei vari partiti politici chiede formalmente a Capo dello Stato e Primo ministro di lasciare. La soluzione proposta è che il Presidente del parlamento assuma la carica di Capo dello Stato temporaneo secondo quanto dice la Costituzione. Nella notte le manifestazioni sono continuate ma la giornata si è conclusa fortunatamente senza vittime: con decine però di feriti e contusi. In serata arriva anche la decisione di Rajapaksa: si dimetterà nei prossimi giorni, il 13 luglio.

A metà aprile lo Sri Lanka aveva annunciato uno stop del rimborso del debito estero, sia dei prestiti bilaterali sia di quelli ottenuti dalle istituzioni internazionali. Aveva intanto accettato di trattarne la ristrutturazione col Fondo monetario che dovrebbe versare nelle casse prosciugate del Paese circa 3 miliardi di dollari. Colpito dal Covid, dal crollo del turismo, dall’aumento generale dei prezzi di cibo, fertilizzanti e gasolio lievitati con l’invasione russa dell’Ucraina, il Paese si è ritrovato coperto da debiti insolvibili per circa 50 miliardi di dollari. La protesta popolare ha individuato nella famiglia Rajapaksa, Gotabaya l’attuale capo dello Stato e suo fratello Mahinda costretto a dimettersi da premier in maggio, i responsabili di una conduzione famigliare e fallimentare del Paese.

Nelle prossime settimane  il nuovo possibile Governo di unità nazionale – un governo istituzionale che comprenda tutti i partiti, minoranze tamil e musulmane comprese – dovrà rimboccarsi le maniche: riprendere la trattativa col Fondo monetario, con Delhi, Pechino e con Mosca con cui nei giorni scorsi Colombo ha tentato un abboccamento chiedendo carburante a prezzo politico. Richiesta sulla quale il Cremlino pare si sia reso disponibile.

(Red/Est)

In copertina e nel testo un fermo immagine da Twitter

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