Dossier/ I rischi globali nell’era della ‘policrisi’

Quali sono i maggiori rischi globali nel prossimo futuro? Nel mese di gennaio il World Economic Forum ha pubblicato il Global Risks Report 2023, il rapporto annuale basato sulla percezione dei rischi a livello internazionale che si basa sulle opinioni di oltre 1.200 esperti, policy maker e leader del settore, raccolte fra settembre e ottobre 2022.

Il Report parte dall’attuale fase di ‘policrisi’, ovvero dalla serie di rischi interconnessi che stiamo vivendo e, attraverso l’analisi di tre archi temporali, traccia un quadro del panorama dei rischi globali. Nel primo si prende in considerazione il crescente impatto delle crisi attuali (ovvero i rischi globali che si stanno già svolgendo) sui rischi globali più gravi che si potranno verificare nel giro di due anni. Nel secondo si considera una selezione di rischi che probabilmente si verificheranno nell’arco di dieci anni, mentre nel terzo ci si immagina il futuro a medio termine, esplorando come le connessioni tra gli emergenti e di come questi possono collettivamente evolvere in una ‘policrisi’ incentrata sulla carenza di risorse entro il 2030.

Il rapporto elabora infine quattro macro azioni per la affrontare questa nuova era di shock concorrenti: rafforzare l’identificazione dei rischi e lungimiranza, ricalibrare il valore attuale dei rischi futuri, investire nella preparazione al rischio ‘multidominio’ e rafforzare la preparazione e la risposta nell’ottica della cooperazione.

Frammentazione geopolitica e conflitti multidominio

La frammentazione geopolitica guiderà la guerra geoeconomica che “intensificherà il rischio di conflitti multidominio”. Secondo il rapporto la guerra economica sta diventando la norma, con crescenti scontri tra potenze globali. Le politiche economiche saranno sempre più utilizzate, oltre che in modo difensivo per costruire autosufficienza e sovranità dalle potenze rivali, anche in modo offensivo, per limitare l’ascesa degli altri Stati concorrenti. Gli scontri interstatali, secondo il rapporto rimarranno in gran parte di natura economica nei prossimi 10 anni. Tuttavia, il recente aumento delle spese militari e la proliferazione di nuove tecnologie potrebbe portare nel prossimo futuro a conflitti multidominio e guerre asimmetriche, con il dispiegamento mirato di nuove tecnologie su una scala potenzialmente più distruttiva di quanto si è visto negli ultimi decenni.

Tecnologia e disuguaglianza 

La tecnologia esacerberà le disuguaglianze mentre i rischi da sicurezza informatica rimarranno preoccupazione costante. Secondo il rapporto, infatti, il settore tecnologico sarà tra i centrali obiettivi delle politiche industriali più forti, spinto da aiuti statali e militari, ma anche investimenti privati. Per i paesi che possono permetterselo, queste tecnologie potranno fornire soluzioni parziali a una serie di crisi emergenti come nuove minacce per la salute, per la sicurezza alimentare o per la mitigazione del clima. Per in Paesi più poveri, invece, disuguaglianza e divergenza aumenteranno. In tutte le economie, queste tecnologie comportano anche dei rischi: come disinformazione e “ingestibile e rapido abbandono sia nei lavori da colletti blu che da quelli bianchi”. Il rapido sviluppo e la distribuzione delle nuove tecnologie, che spesso viene fornito con protocolli limitati che ne disciplinano l’uso, inoltre, pone un suo insieme di rischi. L’utilizzo crescente delle tecnologie sta esponendo le popolazioni a dirette minacce domestiche, comprese quelle che cercano di distruggere il funzionamento sociale. Accanto a un aumento della criminalità informatica, con attacchi previsti contro l’agricoltura e acqua, sistemi finanziari, pubblica sicurezza, trasporti, settore energetico, spaziale e sottomarino, ci sono infatti i rischi collegati al diritto alla privacy, anche nei regimi democratici.

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