Ucraina: la Russia non è sola. Il Punto

Al giorno 673 di guerra Vladimir Putin si prepara alla trasferta in Brasile, nonostante il mandato di cattura internazionale

di Raffaele Crocco

Che Putin non sia isolato lo sappiamo da tempo, nonostante alcuni tentativi di racconto differente. Non lo è in Patria, dove si prepara a raccogliere larghi consensi alle elezioni presidenziali del marzo del prossimo anno. Non lo è nel Mondo: sono tanti i Paesi che lo sostengono più o meno apertamente. Nella settimana che ci accompagna al giorno 673 di guerra fra l’invasore russo e la resistente Ucraina, la conferma ci viene dal Brasile. Il governo brasiliano ha, infatti, annunciato che sarà “molto felice” di ospitare il presidente russo, Vladimir Putin, al G20 di Rio de Janeiro, in programma nel novembre 2024.

Facciamo un breve ripasso, per capire fino in fondo la portata di questa dichiarazione. Sul capo di Putin pesa un mandato di arresto della Corte penale internazionale (CPI). È stato spiccato per i reati che gli vengono contestati, tutti legati alla guerra ucraina. Fondamentalmente, viene ritenuto il possibile responsabile del sequestro di bambini, portati con la forza in Russia dai territori ucraini occupati, con l’obiettivo di “russificarli”.

Un’accusa grave e una situazione, quella del mandato d’arresto, che dovrebbe impedire a Putin di lasciare Mosca, soprattutto per recarsi nei Paesi che hanno creato e ratificato lo Statuto di Roma che ha creato la Corte. Il Brasile è fra questi, è cioè fra le nazioni che quella Corte hanno voluto. Bene: il ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, riferendosi a Putin in settimana ha detto che “se vuole venire, saremo molto contenti che sia presente alle riunioni”, anticipando di non credere nel fatto che il suo Paese adotti misure per tradurre in pratica l’ordine di detenzione della CPI. Dinnanzi allo stupore dei giornalisti, il Ministro ha poi minimizzato il fatto che il Brasile sia uno degli Stati che ha ratificato lo Statuto di Roma. “Ci sono così tanti Paesi che lo sono”, ha dichiarato, sottolineando poi che, però, non sono obbligati a rispettare la decisione della Corte. Qualcuno ha ricordato che, recentemente, era stato il Presidente brasiliano Lula a mettere in dubbio efficacia e autorità della CPI, spiegando che ci sono Paesi, come Stati Uniti, Russia e Cina, che non la riconoscono, il che genera uno “squilibrio internazionale”.

Quindi, benvenuto Putin. I malpensanti dicono che la scelta di Lula è inevitabilmente legata al progetto BRICS, con i Paesi membri – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – impegnati ad allargare l’alleanza economica e a creare un polo alternativo alle vecchie potenze del G7. Una scelta di campo che sta diventando sempre più precisa, nella nuova polarizzazione mondiale.

Una scelta che certo non fa piacere al presidente ucraino Zelensky, che deve fare i conti con le difficoltà degli Stati Uniti e dell’Europa nel garantirgli i rifornimenti miliari essenziali per resistere. Sul terreno la situazione è praticamente congelata. L’esercito ucraino si è ritirato a Marinka, nel Donetsk, In compenso, Kiev ha segnato un punto sul mare, affondando una nave della Marina Militare russa, la Novocherkassk, nel Mar Nero. L’unità navale era sospettata di trasportare i droni usati per i bombardamenti a terra.

La situazione resta difficile, il tempo gioca a favore di Mosca, che può gettare sul tavolo risorse umane e materiali maggiori. E l’anno che bussa alle porte potrebbe rivelarsi ancora più difficile per Kiev. Lo ha spiegato in un’intervista alla BBC il comandante del gruppo delle forze armate ucraine “Tavria”, Oleksandr Tarnavsky. È il comandante del fronte meridionale e ha condotto nel 2022 le operazioni per liberare Kherson. “I russi – ha detto – sono un nemico forte, sono tanti e imparano molto velocemente. La situazione nella nostra zona è estremamente difficile. Il nemico ha intensificato le sue azioni quasi lungo tutta la linea di battaglia, siamo chiaramente consapevoli che il suo obiettivo strategico è la liquidazione dello Stato ucraino”.

Una liquidazione che l’Unione Europea vuole evitare, tanto da elaborare un piano per aggirare il “no” del premier ungherese Orban a nuovi aiuti a Kiev. Il Financial Times spiega che in un prossimo vertice, il primo febbraio, molti Stati membri forniranno garanzie al bilancio dell’Unione, permettendo alla Commissione europea di prendere in prestito 20 miliardi di euro per l’Ucraina l’anno prossimo. Una procedura che non prevede vi debba essere unanimità. Questo taglierebbe fuori Orban e ogni suo possibile veto.

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