Truppe del Venezuela entrano in Guyana. Ecco perché

Dopo mesi di annunci il Presidente Maduro ha rotto gli indugi. La motivazione sta in due parole: elezioni e petrolio.

di Maurizio Sacchi

Dopo sei mesi di annunci, le truppe del Venezuela sono entrate nella Guyana. ”La Forza armata bolivariana (Fanb) presente nel nostro 24esimo Stato! Il sole del Venezuela nasce nell’Essequibo!”. Questo è il territorio della Guyana ricco di idrocarburi, che il governo di Nicolas Maduro dichiara proprietà di Caracas. Dichiarazione respinta unanimemente sia dalla Organizzazione degli Stati americani, che dalla Comunità degli Stati dei Caraibi. Georgetown, di fronte all’ammassarsi di truppe al confine, aveva aumentato il livello di allerta, e anche il vicino Brasile aveva spostato armi ed equipaggiamenti per rafforzare la difesa della frontiera del Roraima e per dissuadere da sconfinamenti, in un’eventuale azione del Venezuela.

Perché, dopo sei mesi di attesa, Maduro ha rotto gli indugi? La risposta sta in due parole: elezioni, e petrolio. Gli Stati Uniti stanno reimpostando le sanzioni sul settore petrolifero venezuelano per il mancato rispetto dei principi democratici da parte del governo in vista delle elezioni di luglio. Joe Biden ha dichiarato che non rinnoverà la Licenza Generale 44 che autorizzava le transazioni relative al settore del petrolio e del gas con il Venezuela, concessa in ottobre dopo che un accordo elettorale sostenuto dagli Stati Uniti era stato raggiunto tra il governo e l’opposizione venezuelana alle Barbados. Ma “Nicolas Maduro e i suoi rappresentanti non hanno rispettato pienamente gli impegni presi nell’ambito dell’accordo sulla roadmap elettorale”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che ha annunciato mercoledì di aver rilasciato una licenza sostitutiva che concede alle aziende 45 giorni per “chiudere le loro attività e transazioni nel settore del petrolio e del gas del Venezuela. Oltre a tutte queste ragioni, Maduro ha la necessità di trovare un argomento di impatto davanti alle difficoltà interne e alla prossima scadenza elettorale.

Il governo bolivariano ha impedito a diversi importanti oppositori politici di partecipare alla corsa presidenziale del 28 luglio, nonostante lo scorso ottobre avesse accettato di tenere un voto libero ed equo ed ha eliminato la principale sfidante di Maduro, Maria Corina Machado, dalla corsa. Ora si prevede che la PDVSA, azienda di Stato per gli idrocarburi, ricorrerà a intermediari per vendere il petrolio a prezzi scontati, soprattutto in Asia.

Maduro è alla ricerca di un terzo mandato di sei anni dopo gli 11 in carica segnati da sanzioni, collasso economico, e massiccio esodo di cittadini in fuga.  Intanto, l’esecutivo guidato da Daniel Ortega ha espresso il suo “sostegno incondizionato al popolo e al governo” del Venezuela, che “con Nicolas Maduro difende il diritto di preservare la propria sovranità e integrità territoriale, contro gli appetiti avidi e voraci degli imperialisti della Terra”. Managua ha pubblicato la nota dopo le dichiarazioni della Comunità dei Caraibi (Caricom), i cui membri ritengono che il Venezuela abbia “una posizione aggressiva nei confronti della Guyana”.

*In foto la mappa del Venezuela secondo Maduro. Include l’Essequibo, nella parte in basso a destra

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