Risiko a carte coperte. Il punto

Cosa si prepara nei corridoi della Nuova Guerra Fredda. Che rischia di surriscaldarsi

di Raffaele Crocco

Nebbie e fumo: il Risiko è anche questo. E’ mostrare muscoli, tenendo coperte le proprie carte e cercando di capire quale strategia l’avversario metterà in campo. Così, gli schieramenti planetari che si fronteggiano, “filomaericani” e “antagonisti”, giocano alla guerra là dove ancora non si combatte. Si moltiplicano le riunioni strategiche e le manovre militari, si allacciano relazioni e nuove alleanze in questa estate del 2024 che sembra essere preludio a qualcosa.

La Nato, ad esempio: reduce dalle celebrazioni per i 75 anni di vita, quella che dovrebbe essere solo ed esclusivamente alleanza difensiva, tenta di cambiare pelle, senza modificare, però, le proprie regole. Una magia, che ha trasformato la Cina nel nuovo potenzile nemico. Intanto, i vertici militari stanno valutando cosa accadrà dovesse Trump a vincere le presidenziali statunitensi di novembre. L’elezione avrebbe, come conseguenza, il quasi certo disimpegno degli Usa dall’alleanza, che quindi sarebbe – è l’opinione di politici e generali – esposta agli attacchi russi. Così, si sta elaborando un piano che prevede di stabilire requisiti minimi di difesa, facendoli diventare obiettivi vincolanti per i Paesi membri. Nel frattempo, Germania e Regno Unito si buttano avanti, lavorando a un patto di difesa sulla sicurezza europea e sugli aiuti all’Ucraina: anche Kiev, in caso di vittoria del miliardario statunitense, sarebbe nei guai.

Intanto, truppe cinesi stanno esercitandosi in territorio europeo, cosa assai rara da vedere. Accade con le manovre anti terrorismo congiunte denominate “Eagle Assault 2024”, vicino Brest in Bielorussia, non distante da Polonia e Ucraina. Contemporaneamente, le forze armate di Pechino hanno partecipato a manovre congiunte con la Russia, nelle acque e nello spazio aereo della provincia meridionale cinese del Guangdong e con gli Emirati Arabi Uniti, nella provincia cinese dello Xinjiang.

Tanto attivismo preoccupa il fonte dei “filoamericani”, che rispondono con proprie manovre militari. Ad esempio a Taiwan, In questi giorni si stanno svolgendo le tradizionali esercitazioni Han Kuang: dal 1984 vanno in scena per testare la prontezza al combattimento dell’isola di fronte a una possibile invasione cinese. In Asia Centrale, le truppe armene hanno avviato esercitazioni militari congiunte con i soldati degli Stati Uniti. Una novità assoluta, questa. Il nome in codice è “Eagle Partner” e il ministro della difesa armeno, Suren Papikyan , ha spiegato che “mirano ad aumentare l’interoperabilità delle unità che partecipano alle missioni internazionali di mantenimento della pace”. Mentre tutto questo accade, nelle acque australiane continuano le esercitazioni congiunte di 20 Paesi, tra cui l’Italia, per il controllo di quella fetta di Oceano Pacifico.

Tra tanto mostrar di muscoli, la diplomazia si muove lenta. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, è volato a Pechino, dove ha incontrato il proprio omologo cinese, nel tentativo di convincere la Cina ad assumere un ruolo forte nella mediazione fra Kiev e Mosca. Intanto, i droni russi continuano ad attaccare la città portuale ucraina di Izmail danneggiando le infrastrutture e causando alcuni feriti. E sul campo, la pressione russa sulle linee di difesa ucraine sembra non dover mai finire.

A Gaza, mentre Hamas e Abu Mazen hanno siglato un accordo, benedetto dalla Cina, su un futuro governo provvisorio alla fine dell’attacco israeliano, le notizie cattive arrivano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Con l’arrivo dell’estate e l’aumento delle temperature, le condizioni sanitarie in alcuni dei più grandi campi di sfollati sono peggiorate. L’odore di rifiuti in decomposizione e feci è nauseante. Mosche, insetti in genere, scarafaggi e topi infestano le tende o i dormitori. In più, sono stati scoperti alcuni casi di poliomielite. “Bisogna intervenire bene e subito”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. Il primo ministro israeliano, Netanyahu, impegnato a parlare al congresso statunitense a Washington, pare non abbia sentito.

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