Il ruolo di Pechino nella guerra birmana

Negli ultimi mesi i rapporti della Cina o con la giunta e le milizie etniche erano rimasti ondivaghi, dando l’impressione che la Rpc volesse tenere il piede in più di una scarpa

di Emanuele Giordana

Qualcosa è cambiato nei burrascosi rapporti tra la Repubblica popolare cinese e la giunta militare birmana, al potere dal 2021 dopo il rovesciamento di Aung San Suu Kyi. E qualcosa è cambiato nei non meno complessi rapporti tra la Cina e alcune delle cosiddette Armate etniche (Ethnic Armed Organization-Eao). L’atteggiamento di Pechino nei confronti delle diverse anime della Resistenza armata birmana è infatti sempre stato ondivago: pur sostenendo la giunta militare la Cina ha chiuso spesso un occhio sul traffico d’armi che in questi anni le ha rifornite. Qualcosa infine sta cambiando anche in relazione alle dinamiche nei Paesi confinanti: in Bangladesh, dove è al lavoro un governo a interim, apparentemente più filo occidentale e meno incline a essere neutrale nei confronti della Cina come il precedente; in Thailandia, dove un nuovo esecutivo si è appena insediato con la nuova premier Paetongtarn Shinawatra di cui non è ancora chiaro l’orientamento nei confronti della giunta birmana. Che finora aveva trovato a Bangkok, se non un alleato, un partner compiacente… (continua su IspiOnline)

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