L’inferno libanese e quello ucraino. Il punto

Netanyahu  grande bonificatore. I conti di Putin col suo esercito

di Raffaele Crocco

Molti osservatori internazionali appoggiano la tesi: Netanyahu sarebbe il grande bonificatore, l’uomo in grado di ripulire il Vicino Oriente dai palestinesi – non solo da Hamas -, da Hezbollah in Libano e dai teocrati della Repubblica Islamica d’Iran. A quel punto, dicono gli osservatori e sostiene il capo del governo israeliano, sarà aperta la strada per una pace duratura e equilibrata nella Regione.

Sulla base di questa teoria Tel Aviv continua la sua azione militare. Che si tratti di un’invenzione lo fanno capire i Paesi arabi vicini. E’ vero, la Storia ci ha insegnato che i Palestinesi sono stati per tutti merce di scambio o seccatura, a seconda dei momenti. Ma nessun Paese arabo e islamico – sono 54 nel Mondo – potrà accettare che vengano sterminati. Così, le scelte del governo israeliano, appoggiate da parte consistente della popolazione, rischiano di far tornare indietro le lancette del tempo e riaccendere conflitti. Quale sia la reale situazione sul campo non è dato noto. Hezbollah nega che l’esercito israeliano sia penetrato in Libano. L’attacco, al momento, per l’ organizzazione politico-militare sciita sarebbe solo aereo.

Gli osservatori della missione Onu, Unifil e le stesse forze armate israeliane, parlano di invece di una invasione di pochi chilometri, mirata a distruggere le basi Hezbollah. Ma a preoccupare è la certa rappresaglia di Tel Aviv all’attacco missilistico iraniano. Su quel fronte, Israele parla apertamente di guerra, annunciando una reazione forte. Così, contando i civili morti in decine di migliaia, si combatte a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, nel grande cielo fra Israele e Iran. Una guerra totale, resa possibile dal sostanziale immobilismo dell’Onu e delle cosiddette grandi potenze, compromesse nella guerra e incapaci di trovare una chiave diplomatica in grado di mettere fine ai combattimenti.

Combattimenti che proseguono anche in Ucraina, altro grande teatro di confronto fra potenze mondiali. Qui, Mosca continua nella sua politica di terrore nei confronti dei civili, bombardando non solo le città, ma anche le centrali elettriche e le linee di rifornimento. Sarà un altro inverno di freddo e fame per gli ucraini. Sul campo di battaglia, la pressione russa nelle regioni del Donetsk sembra poter avere ragione della resistenza dell’esercito di Kiev. Il rischio reale è il collasso delle linee di difesa. Un possibilità così concreta, questa, da mettere la Francia nelle condizioni di ipotizzare l’invio di truppe a sostegno degli ucraini. Una scelta che avrebbe conseguenze pesantissime sul piano internazionale. La Nato verrebbe coinvolta ufficialmente e gli esperti militari si chiedono se i russi sarebbero in grado di affrontare le forze della Nato?

La risposta pare essere: no. Gli analisti scrivono che le forze terrestri russe hanno avuto una grande espansione numerica per effetto i questa guerra, ma la qualità non ha tenuto il passo. I numeri più grandi non hanno compensato la scarsa formazione e le enormi carenze di equipaggiamento. Per la Russia, l’unica via verso una vittoria militare è attraverso l’attrito e l’uso delle sue forze armate più grandi per annientare il più piccolo esercito ucraino. Per i mezzi, il carri distrutti sono stati almeno 8.000 e nonostante gli sforzi, la produzione dei nuovi modelli T-90 resta lenta. Ora ci si aspetta che le unità di prima linea attraversino terreni aperti su carri armati vecchi di 40 o 50 anni.

Le cose non vanno meglio per l’aeronautica. Le sue prestazioni costantemente scadenti sono accompagnate da una dottrina vecchia e da perdite di equipaggiamento difficili da sostituire. A differenza delle forze armate occidentali, l’aeronautica russa non è addestrata per campagne aeree strategiche, concentrandosi esclusivamente sul supporto alle unità di terra quando necessario. La marina ha subito duri colpi, reagendo poco e male agli attacchi ucraini. Tutti elementi che dimostrano, concludono gli osservatori, che una Russia anche vincitrice dell’attuale guerra non potrebbe per lungo tempo affrontare in alcun modo le forze Nato, più addestrate e meglio equipaggiate. L’unica arma vincente per Mosca, aggiungono, a quel punto sarebbe quelle nucleare, cioè la carta della disperazione e dell’orgoglio. E’ per questa ragione, per questo pericolo, che il Mondo sta rischiando il disastro

 

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