Letture. Sulle onde di Radio Amiltzingo

Storia di un'emittente messicana nata, come Emiliano Zapata, nello Stato di Morelos
Aga RSZ-50 - Diora - E070 (wiki)

di Andrea Cegna da Città del Messico

Nel 2013 ad Amilcingo, nello stato del Morelos, lo stato di Emiliano Zapata, nasce Radio Amiltzinko. Tra i fondatori c’è Samir Flores Soberanes. Amilcingo è un territorio unico nel Messico, è forse l’unico di tutto il Paese a non avere una chiesa e ha una storia di lotta e resistenza che continua dagli anni della rivoluzione di Zapata e Villa. Non è un caso che proprio li, ad Amilcingo, si sia formato uno dei più combattivi gruppi di opposizione al Progetto Integrale Morelos, insieme di opere infrastrutturali che gravitano attorno ad un gasdotto che si collega anche a municipi dello Stato di Puebla. Amilcingo fa parte del municipio di Temoac e per anni ha evitato di accettare il piano delle elezioni preferendo proclamare l’autogoverno. Radio Amiltzinko ha iniziato a trasmettere proprio per denunciare tutto ciò che non andava e non va del Progetto Integrale Morelos che oltre al gasdotto vedrebbe l’idea di costruzione di due acquedotti, una centrale termoelettrica e diverse torri ad alta tensione.

La casa di Radio Amiltzinko è la modulazione di frequenza dei 100.7 FM. La radio è diventata uno strumento di lotta e di azione comunitaria, un modo per rattoppare le fratture che l’individualismo del capitalismo ha portato anche li dove Emiliano Zapata è qualcosa di più di un ricordo. Samir Flores era tra i più attivi esponenti della radio nonché parte attiva del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra y el Agua (FPDTA) Morelos, Puebla e Tlaxcala, e del Congresso Nazionale Indigeno (CNI). Samir era nato il 2 agosto proprio li ad Amilcingo. Il 20 febbraio di sei anni fa, il 20 febbraio del 2019, viene ucciso davanti a casa sua, attorno alle 5.30, mentre stava per andare nella sua radio. La sua morte non è casuale, la sua morte ci racconta del Messico di oggi quello di Andres Manuel Lopez Obrador, di Claudia Sheinbaum, di Morena e del progressismo.

Un Messico dove la mal chiamata guerra alla droga ha disposto la militarizzazione del paese e la sistematica repressione di chi si oppone ai progetti speculativi e di estrazione di ricchezza dai territori. Samir Flores, infatti, il giorno prima di essere assassinato da diverse persone arrivate su due macchine davanti al suo domicilio, aveva presenziato all’incontro a Jonacatepec convocato dal delegato del governo federale, Hugo Erik Flores. dove aveva messo direttamente in discussione “le bugie che stanno raccontando sulla centrale termoelettrica di Huexca e sul Progetto Integrale Morelos”. Insieme a Teresa Castellanos, della comunità di Huexca, è stato anche una delle voci principali ascoltate domenica 10 febbraio a Cuautla, alla manifestazione guidata dal presidente Andrés Manuel López Obrador, che, osservando le proteste da lontano, le ha definite “radicali di sinistra, che per me non sono altro che conservatori”. Alla fine della giornata, ha detto il presidente, “anche se ci saranno urla e cappelli fuori posto”, la consultazione sul progetto energetico avrà luogo. Andres Manuel Lopez Obrador in campagna elettorale prese posizione contro il Progetto Integrale Morelos, poi una volta sedutosi sulla poltrona presidenziale cambiò opinione. Sono solo 10 i giorni che separano la morte di Samir dall’incontro in cui dice in faccia a AMLO che è un traditore. Proprio per questo tante e tanti dicono “Samir non è morto, il governo l’ha ucciso”. Il ruolo di Andres Manuel Lopez Obrador è tutt’altro che secondario come ricostruisce il Nodo Solidario di Roma in un testo pubblico sul loro sito “L’operato del presidente è stato particolarmente accurato e puntuale, sono stati portati avanti finti processi partecipativi, continui attacchi alle organizzazioni che si opponevano e, ovviamente, nessuna verità e nessuna giustizia per l’assassinio di Samir.

Il progetto è stato promosso dalle imprese spagnole Abengoa, Elecnor ed Enagas e proprio da Bonatti, responsabile dei “rapporti con le comunità” e incaricata della costruzione del gasdotto Morelos (https://www.recommon.org/messico-il-nuovo-rapporto-sulla-multinazionale-italiana-bonatti/).

Ancor prima ci fu la criminalizzazione della protesta: il 25 agosto 2017, il primo tribunale distrettuale di Tlaxcala, in Messico, confermò i mandati di arresto emessi il 6 maggio 2014 per i difensori dei diritti umani Juan Carlos Flores Solis, Adela Villalba Ramos, Eusebio Aguilar Torres e Alejandro Torres Chocolatl per aver presumibilmente commesso i reati di “privazione illegale della libertà con violenza aggravata contro un funzionario pubblico” e “appartenenza a una banda”(organizzazione a delinquere, ndr). Accuse successivamente smontate”.

Ricordare Samir Flores, oggi, in Messico è necessario. Ma ricordarlo non basta, serve esigere giustizia. In un Messico egemonizzato dalla narrativa di Morena e in un mondo che guarda in maniera sfuocata ai processi globali la pressione internazionale è necessaria ed urgente. Come è stata importante, con le debite differenze, per il caso di Berta Caceres.

In copertina: Photo By Wojciech Pysz 

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