La Groenlandia e i suoi 57mila abitanti sono da qualche tempo al centro delle attenzioni e delle mire espansionistiche del presidente statunitense Donald Trump. Per questo erano particolarmente attesi i risultati delle elezioni per rinnovare i 31 seggi del parlamento (Inatsisartut), che darà poi la fiducia a un nuovo governo. In passato ci sono state coalizioni di governo che hanno coinvolto praticamente tutti i partiti: non esistono insomma preclusioni a collaborare fra le diverse formazioni.
A scrutinio quasi concluso il partito centrista liberale dei Demokraatit (Democratici) ha vinto le elezioni più importanti e osservate della storia della Groenlandia, con il 29,9 per cento dei voti, superando i partiti di sinistra della coalizione di governo. I Democratici hanno preso 9 punti in più rispetto al 2021, mentre l’altro partito di opposizione, Naleraq, che vorrebbe un’indipendenza immediata, è stato il secondo più votato, con il 24,5 per cento. Il partito ambientalista di sinistra Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit) è sceso dal 36 per cento del 2021 al 20 per cento attuale, i suoi alleati al governo, i socialdemocratici di Siumut (Avanti), si sono fermati al 16 per cento. Atassut (Solidarietà), unico partito groenlandese che difende l’unione con la Danimarca, ha preso il 7 per cento dei voti. Questi dati sono stime provvisorie. Ci vorranno settimane per certificare i risultati ufficiali, visto che le schede elettorali dovranno arrivare nella capitale Nuuk da insediamenti remoti via nave, aereo ed elicottero.
Poiché nessuno dei partiti è destinato a vincere la maggioranza dei 31 seggi in parlamento, nei prossimi giorni si terranno i negoziati per formare una coalizione. Si prevede che il futuro governo delineerà una tempistica per il cammino verso l’indipendenza, sostenuta da un’ampia maggioranza dei 57mila abitanti della Groenlandia.
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