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Annessione rinviata

Non sarà oggi, 1 luglio, l’inizio dell’annessione di territori palestinesi in Cisgiordania. Il premier Benjamin Netanyahu ha infatti lasciato intendere che i tempi saranno leggermente rivisti perché con l’inviato speciale Usa, Avi Berkowitz stanno “lavorando sulla questione della sovranità, e questo lavoro proseguirà nei prossimi giorni. A quanto pare, quindi, nessun passo indietro ma solo un allungamento di tempi. Per questo oggi si sono ugualmente svolte manifestazioni di protesta in varie città per quello che è stato definito il «Giorno della rabbia» palestinese.

Ad ammonire il progetto di annessione, fondato sul piano presentato dalla Casa Bianca nel gennaio 2020, anche le Nazioni Unite. Secondo Michelle Bachelet, alto commissario Onu per i diritti umani, il progetto israeliano di annessione di parti della Cisgiordania è “illegale” e potrebbe produrre delle “onde d’urto” che “dureranno per decenni”. “L’annessione è illegale, totalmente”, ha affermato Bachelet in una nota. “Qualsiasi annessione, sia che si tratti del 30% della Cisgiordania, sia che si tratti del 5%”.

Il motivo di questo slittamento, però, non sarebbero le proteste che si sono levate in mezzo mondo, ma la mancanza del via libera definitivo di Washington. Da alcuni giorni la deputata Alexandria Ocasio-Cortez sta facendo girare una lettera tra i colleghi nella quale si chiede di bloccare gli aiuti militari statunitensi a Israele se il piano non verrà fermato. Il testo è stato firmato, tra gli altri, dal senatore democratico Bernie Sanders.

La protesta del 1 luglio a Ramallah

La Giordania, una delle uniche due nazioni arabe che hanno legami diplomatici con Israele, ha avvertito che l’annessione potrebbe innescare un “conflitto di massa” e non ha escluso di rivedere il suo trattato di pace del 1994 con Israele. Il primo ministro britannico Boris Johnson, sul giornale israeliano Yedioth Ahronoth, ha affermato che sebbene fosse un “appassionato difensore di Israele”, ha considerato l’annessione come “contraria agli interessi a lungo termine di Israele”. “L’annessione rappresenterebbe una violazione del diritto internazionale”, ha affermato.

Intanto leader palestinesi hanno affermato di essere disposti a rinnovare i colloqui con Israele, ma non con il piano americano-israeliano sul tavolo. Hamas ha invece affermato che le annessioni israeliane in Cisgiordania sarebbero una “dichiarazione di guerra”.

di Red/Al.Pi.

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