I trasferimenti internazionali di armi principali nel quinquennio 2015-2019 sono aumentati del 5,5 per cento rispetto al 2010-2014. Secondo i nuovi dati dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri), i maggiori esportatori di armi negli ultimi cinque anni sono stati gli Stati Uniti, la Russia, la Francia, la Germania e la Cina. I nuovi dati mostrano che il flusso di armi verso il Medio Oriente è aumentato, con l’Arabia Saudita come maggior importatore. L’India è il secondo maggior importatore.
Tra il 2010-2014 e il 2015-2019, le esportazioni di armi di grandi dimensioni dagli USA – dice il Sipri – sono cresciute del 23%,
Quanto alle esportazioni di armi francesi, hanno raggiunto il livello più alto in tutti i periodi di cinque anni dal 1990 e hanno rappresentato il 7,9% del totale esportazioni globali di armi nel periodo 2015-2019, con un aumento del 72% rispetto al periodo 2010-2014. “L’industria francese delle armi ha beneficiato della domanda di armi in Egitto, Qatar e India”, spiega Diego Lopes Da Silva, ricercatore SIPRI.
L’Italia? Per il Sipri, l’Italia nel 2018 avrebbe esportato per 555 milioni di dollari una cifra contestata da Giorgio Beretta, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di
“In questo momento come mai è giusto e doveroso – è scritto nell’appello TAGLIARE SUBITO LE SPESE PER LE ARMI promosso da Francesco Pugliese* – chiedere al nostro Governo di tagliare subito le spese per armamenti e destinare quanto risparmiato ai bisogni della sanità e a quelli di chi dovesse perdere il lavoro. Si tratta di somme ingenti. E molto cresciute in questi ultimi anni mentre si tagliavano le spese per la sanità. Nel 2018 la spesa militare italiana è stata di 25 miliardi di euro, pari all’1,45 del Pil, in aumento rispetto al 2017 del 4%. Quella destinata ai soli armamenti nel 2018 è stata di 5,7 miliardi, aumentata di ben l’88% nelle ultime tre legislature”.
*Docente e pubblicista, si occupa di ambientalismo e storia dei movimenti pacifisti e di opposizione popolare alla guerra.
Red/Est
La foto di copertina è di Ryan (Unsplash)