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Assemblea Onu. Un bilancio

di Gianna Pontecorboli da New York

Dal podio dove gli oratori si sono alternati, la grande riunione dei leader di tutto il mondo ha in realtà riservato poche sorprese. La tensione che tutti si attendevano è apparsa palese già martedì 19 settembre nelle parole di Joe Biden e, poco dopo, in quelle di Vladimir Zelensky. Altrettanto evidente è apparso lo sconforto dei paesi africani per l’incapacità del sistema finanziario internazionale di aiutarli a superare i drammatici problemi economici e sociali creati dalla guerra, dai cambiamenti climatici e dalla pandemia. Ognuno ha sollevato i suoi crucci, come l’Italia ha fatto col problema dei migranti, e ha chiesto alla comunità internazionale un aiuto che difficilmente questa potrà o vorrà dare. La tensione, poi, è diventata ancora più drammatica quando lo stesso Zelensky e il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov si sono rifiutati, il giorno dopo, di ascoltare i reciproci e durissimi discorsi durante la riunione del Consiglio di Sicurezza, dedicato alla situazione in Ucraina. Nei video, tutti hanno notato l’ambasciatore russo Vasily Nebenzya, unico presente in sala per rappresentare il suo paese, concentrato a consultare il suo cellulare durante le parole del presidente ucraino.

In parte, il senso del grande raduno lo hanno raccontato gli infiniti incontri bilaterali e multilaterali che tutti i leader hanno avuto con i loro pari: in alcuni casi per mediare, con successo, il rilascio di cinque prigionieri americani detenuti in Iran, come ha fatto la Svizzera, o per negoziare il cessate-il-fuoco in Nagorno Karabakh, come ha fatto l’Italia; in altri casi semplicemente per promuovere le loro priorità. Nelle sale sotterranee, i paesi hanno firmato il trattato sulla legge del mare o discusso di cambiamenti climatici e tutela della salute, mentre nella sala stampa un numero inconsueto di primi ministri e ministri degli esteri, come la francese Catherine Colonna o la messicana Alicia Ibarra, hanno spiegato all’opinione pubblica internazionale le proprie posizioni. Perfino la Russia si è mobilitata, organizzando una riunione sulla sicurezza della comunicazione digitale.

Il vero spirito di un’Assemblea Generale molto diversa da quelle che l’hanno preceduta, tuttavia , si è visto soprattutto all’esterno, nella folla che ha ammirato, nel grande Giardino delle Rose accanto al Palazzo di Veto, la nuova installazione creata da Michelangelo Pistoletto per celebrare gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile e, soprattutto, nel grande SDG Pavilion montato nel giardino e disegnato dall’artista Es Devlin. Nel padiglione e nell’altra piccola tenda bianca, eretta poco lontano, hanno cantato il coro delle studentesse arrivate dal Bronx e hanno discusso ininterrottamente, in una serie di piccoli incontri della durata di un’ora, i rappresentanti della società civile e i funzionari delle varie agenzie dell’Onu.

Al centro di un dibattito vivace e soprattutto pragmatico vi sono stati, uno per uno, i diciassette Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile stabiliti nel 2015 e finora raggiunti solo a metà. Si è parlato, insomma, di educazione e di strategie di finanziamento, di transizione verde e di prezzi del carbone, di disinformazione e di arte, di sicurezza del cibo e di diseguaglianza di genere. A guidare il discorso, insieme ai funzionari dell’Onu, vi erano scienziati, rappresentanti di reti televisive come la CNN o la televisione giapponese, dirigenti di organizzazioni benefiche o società finanziarie.

“Abbiamo discusso di tutto, ma siamo solo a metà strada; ora dobbiamo veramente mobilitarci tutti, enti pubblici e privati, mondo internazionale e universitario”, dice Niki, un giovane funzionario della Deloitte che ha seguito i lavori per la società finanziaria. “Noi siamo stati tra i finanziatori di questo progetto e quello che possiamo fare è spingere i nostri clienti a impegnarsi concretamente, a studiare strategie nuove. Sono ottimista, anche se certamente ci vorrà un sacco di lavoro. Questa Assemblea Generale è veramente la prima dopo la pandemia ed è diversa, perchè negli ultimi quattro anni ci sono stati molti cambiamenti e ci sono ora molti più giovani che hanno voglia di agire”.

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