Burkina Faso: Al-Quaeda insidia la capitale

Chi paga il prezzo  é la popolazione civile. Da quando i russi hanno preso il controllo delle zone del Sahel, l'Onu denuncia innumerevoli massacri, saccheggi e stupri di massa

di Maurizio Sacchi

Almeno 200 persone sono state uccise e ferite almeno 140 nel Burkina Faso il 24 agosto, a circa 40 km a nord della città strategica di Kaya, che i ospita l’ultima forza di protezione della capitale Ouagadougou. Un gruppo armato legato ad al-Qaeda, Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM), ha rivendicato la responsabilità dell’azione. Le vittime scavavano trincee per proteggere gli avamposti governativi dagli assalti dei jihadisti. Alla fine, uomini, donne e bambini giacevano all’interno delle trincee , trasformate in fosse comuni . L’esercito del Burkina Faso sapeva che sarebbe avvenuto un attacco e per questo ha messo  la popolazione a scavare trincee.  I governativi  avrebbero perso il controllo di metà del loro territorio per mano di gruppi armati legati ad al-Qaeda. Il Burkina Faso, dopo un golpe militare nel 2022, ha interrotto i suoi legami con i Paesi occidentali, come la Francia, che avevano contribuito ad aiutare le forze di sicurezza del Paese ad affrontare i gruppi armati, mentre il nuovo governo ha fatto ricorso all’aiuto di combattenti mercenari russi per sostenere il governo dal punto di vista strategico, ma anche per contribuire ad arginare gli attacchi. Nonostante questo, gli attacchi si s avvicinano sempre di più alla capitale.

Questo conflitto ha portato il Paese  in cima alla recente lista del Norwegian Refugee Council (NRC) delle crisi di sfollamento più trascurate al Mondo: le violenze hanno ucciso più di 8.400 persone, il doppio rispetto all’anno precedente. Al di là delle dinamiche locali, questo conflitto si iscrive nella lotta fra potenze straniere che si contendono le risorse della zona. Davanti alla perdita di prestigio della Francia, non solo in Burkina Faso, ma anche in Mali e nel Niger, sia per lo sfruttamento iniquo delle risorse che per l’inefficace impegno nel contrastare Al-Quaeda, i tre golpe hanno portato al vertice dei tre Paesi militari che hanno tutti chiesto aiuto alla Russia, la quale ha inviato prima i mercenari del gruppo Wagner, e ora i loro eredi dei cosiddetti Afrika Korps.

A sottolineare questo riallineamento, a luglio i tre  leader militari del Mali, Burkina Faso, e Niger hanno dato vita a una nuova “confederazione”, firmando un trattato durante il loro primo vertice a Niamey. A gennaio i tre Paesi avevano dichiarato di voler abbandonare la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), un’organizzazione che accusavano di essere manipolata dalla Francia, loro ex dominatore coloniale. “Il nostro popolo ha irrevocabilmente voltato le spalle all’ECOWAS”, ha dichiarato il generale nigerino Abdourahamane Tiani ai suoi colleghi uomini forti del Sahel all’apertura dell’incontro. La “Confederazione degli Stati del Sahel” -AES- ,  sarà guidata dal Mali nel suo primo anno, raggrupperà circa 72 milioni di persone. “L’AES è l’unico raggruppamento sub-regionale efficace nella lotta al terrorismo”, ha dichiarato sabato Tiani, definendo l’ECOWAS ‘vistosa per il suo scarso coinvolgimento in questa lotta’.

I tre Paesi  hanno espulso le truppe francesi anti-jihadiste e si sono orientati verso quelli che definiscono i loro “partner sinceri”: Russia, Turchia e Iran. La giunta del Niger ha sfrattato la multinazionale francese Orano da uno dei suoi più grandi giacimenti di uranio. All’inizio di marzo, l’AES ha annunciato sforzi congiunti contro i jihadisti, senza però specificare i dettagli. Gli insorti legati ad Al-Qaeda e al gruppo dello Stato Islamico compiono da anni attacchi nella vasta regione dei “tre confini” tra Niger, Mali e Burkina Faso, nonostante il massiccio dispiegamento di forze anti-jihadiste.

Qualche timido tentativo di riconciliazione tra i Paesi africani é in corso. Il nuovo presidente del Senegal Bassirou Diomaye Faye ha dichiarato a fine maggio che la riconciliazione tra l’ECOWAS e i tre Paesi del Sahel è possibile. A giugno, il suo omologo mauritano appena rieletto, il presidente Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani, ha invitato i Paesi dell’Africa occidentale a unirsi nuovamente contro l’espansione del jihadismo. Ma i vertici successivi nello stesso fine settimana fanno temere un irrigidimento delle posizioni tra l’AES e l’ECOWAS. Ma al momento non si vedono risultati tangibili.

Chi paga il prezzo di tutto ciò é la popolazione civile. Da quando i russi hanno preso il controllo delle zone del Sahel, le Nazioni unite hanno denunciato innumerevoli massacri, saccheggi e stupri di massa da parte dei suoi militari, e la presa di possesso di importanti risorse, tra cui, oro, petrolio e uranio. 

Nell’immagine da wikipedia, la capitale Ouagadogou 

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