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Cambogia, memoria di un crimine -2

di Arianna Miorandi

L’efficacia delle Extraodinary Chambers in the Courts of Cambodia nei diciassette anni di attività è stata fonte di un ampio dibattito. Alcuni osservatori hanno criticato i costi elevati delle Camere Straordinarie e hanno evidenziato le interferenze politiche e i disaccordi procedurali. Le indagini hanno, infatti, risentito della giurisdizione limitata della Corte, della costante pressione esercitata dalle autorità governative e sono state indebolite dai casi di corruzione dei giudici cambogiani. Molti ex khmer rossi sono oggi al potere, primo fra tutti l’ex Primo ministro Hun Sen, in carica dal 1984 all’agosto 2023, che si è dimostrato sempre poco disposto a far piena luce sulla storia del Paese ritenendo fosse meglio “scavare una buca e seppellire il passato”.

Alcuni giudici internazionali si sono dimessi nel corso degli anni, chiamando in causa direttamente il governo di Phnom Penh, accusato di influenzare il lavoro dei giudici cambogiani. L’interferenza politica esercitata sui casi 003 e 004 è stata evidente, minando la qualità e la quantità di giustizia che le Camere Straordinarie avrebbero potuto portare. I due casi si riferivano alle indagini a carico di quattro ex khmer rossi che ricoprivano ruoli di responsabilità a livello regionale o all’interno delle forze armate; i procedimenti sono stati archiviati in assenza di un’accusa definitiva. Mentre il personale internazionale della Corte ha sostenuto il proseguo di queste indagini, il governo e i giudici cambogiani si sono opposti e le hanno bloccate.

Se l’eredità del Tribunale rimane controversa, le Camere Straordinarie hanno, comunque, introdotto novità importanti. Esse hanno consentito alle vittime di partecipare ai procedimenti giudiziari e ciò ha rappresentato un prezioso precedente per la Corte penale internazionale e altri meccanismi di giustizia. Per il processo contro Khieu Samphan e Nuon Chea, ad esempio, si sono presentante circa 3800 parti civili; esse sono state riconosciute come parti del procedimento e hanno potuto chiedere risarcimenti collettivi e morali. La scelta di collocare il Tribunale in Cambogia, l’accesso diretto alle udienze, con la possibilità di ascoltarle in tre lingue, compresa la lingua khmer, hanno consentito a oltre 400.000 persone di assistere alle udienze pubbliche, superando di gran lunga i numeri registrati in altre istituzioni giudiziarie internazionali. Il Tribunale ha commissionato servizi di autobus gratuiti per la popolazione rurale e urbana.
La Corte ha avviato una proficua collaborazione con diverse organizzazioni non governative, in particolare il Documentation Center of Cambodia, istituto indipendente dedicato alla documentazione storica della Kampuchea Democratica (così era chiamata la Cambogia dei khmer rossi).

Il fragile sistema giudiziario cambogiano ha, inoltre, potuto confrontarsi con le regole internazionali e con i giudici e il personale straniero che hanno lavorato nel Tribunale. Ci vorranno, tuttavia, anni per valutare se questa presenza internazionale avrà avuto un effetto a lungo termine sul sistema giudiziario cambogiano. Nel gennaio 2023, la Corte ha iniziato a svolgere le cosiddette funzioni residuali in base a un accordo tra le Nazioni Unite e il governo cambogiano. Esso prevede che per almeno tre anni il Tribunale dovrà declassificare gli atti giudiziari, supervisionare l’esecuzione delle sentenze, monitorare i risarcimenti e continuare le attività di sensibilizzazione e di educazione con le organizzazioni della società civile e i sopravvissuti. Questo ampio mandato si discosta da quello più ristretto dei tribunali sostenuti dalle Nazioni Unite per l’ex Jugoslavia e il Ruanda. Oggi è proprio in tali funzioni che si stanno registrando i maggiori successi. La Corte sta declassificando migliaia di documenti giudiziari, fotografie e video e materiali del periodo dei khmer rossi e dei processi. Chiunque si occuperà della storia della Cambogia dei khmer rossi, dovrà lavorare sul materiale trilingue prodotto dal Tribunale.

Le Camere Straordinarie hanno, infine, aperto uno spazio di discussione e di riflessione sul passato che prima in Cambogia non esisteva; oggi ospitano visite settimanali di studenti e sostengono, anche finanziariamente, l’organizzazione di visite didattiche al Museo del Genocidio di Tuol Sleng o ad altri siti storici. Durante l’occupazione vietnamita, l’educazione e l’insegnamento della storia risentirono delle interferenze politiche e delle contrapposizioni della guerra fredda, successivamente, dall’inizio degli anni Novanta al 2007, nei testi scolastici furono tolti tutti i riferimenti al periodo della Kampuchea Democratica. Per generazioni di studenti i khmer rossi non esistevano nei libri di storia, ma soltanto nei racconti dei sopravvissuti. I processi hanno dato impulso alla revisione dei programmi di storia nelle scuole cambogiane, inserendo la parte relativa agli anni di potere dei khmer rossi.

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