Cessate il fuoco!

Tregua nello Yemen. Ma altri conflitti continuano a uccidere. Come accade in Myanmar

La richiesta del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres il 23 marzo per una moratoria delle azioni di guerra – rilanciata il 30 marzo da papa Francesco – comincia a sortire qualche risultato. La coalizione araba a guida saudita che combatte contro i ribelli Houthi dello Yemen ha dichiarato un cessate il fuoco temporaneo unilaterale. La sospensione delle operazioni militari della coalizione dovrebbe entrare in vigore alle 12:00 ora locale (09:00 GMT) di oggi  e durerà due settimane, secondo quanto riferito all’agenzia di stampa SPA dell’Arabia Saudita  dal  portavoce della coalizione colonnello  Turki al-Malki.

Non è così sfortunatamente su altri fronti di guerra sui quali cerchiamo di tenere informati i nostri lettori. In Myanmar ad esempio la lettera firmata dalla Ue e da diverse ambasciate* (purtroppo non da quella italiana) che ha fatto appello per  una tregua – come per altro richiesto da diversi fronti guerriglieri nei giorni scorsi – è stata ignorata  da Tatmadaw, termine con cui è noto l’esercito birmano. Silenzio anche dal governo civile. L’esercito aveva già respinta al mittente la richiesta delle formazioni armate per un cessate il fuoco durante l’emergenza Covid-19.

Recentemente sette civili sono stati uccisi in scontri tra le truppe governative e i combattenti dell’esercito di Arakan nella periferia della città di Paletwa nello stato di Chin, secondo quanto riferito da un’organizzazione locale per i diritti umani l’8 aprile e riportato dalla stampa locale. Altri otto sono rimasti feriti nei combattimenti scoppiati il 7 aprile nel villaggio di Hnan Chaung a pochi chilometri dalla città di Paletwa, secondo la Chin Human Rights Organization. Testimoni hanno raccontato di  armi pesanti  state usate da entrambe le parti e di raid aerei di  Tatmadaw che  avrebbero colpito il villaggio, bruciando otto case,

Il 23 marzo scorso  il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha esortato le parti in guerra di tutto il mondo a deporre le armi a sostegno della grande battaglia per la salute contro Covid-19, il nemico comune – ha detto il capo dell’Onu – che ora sta minacciando tutta l’umanità. Alcuni fronti guerriglieri hanno aderito alla richiesta – come in Filippine, in Thailandia, in Myanmar – ma i governi hanno reagito in forme diverse. In Libia, in Siria e in molte zone dell’Africa il messaggio resta per ora inascoltato.

*Nel messaggio dell’ambasciata Usa la lettera firmata da  Australia, Canada, Cechia, Danimarca,Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Nuova Zelanda,  Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia Svizzera, Turchia, Unione europea, Regno Unito, Stati Uniti. Spicca la mancanza della firma dell’Italia.

(Red/Est)

#NoiRestiamoaCasa

In copertina uno scatto di Loey Felipe (Onu)

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