
di Maurizio Sacchi
Due film sulla Colombia raccontano del difficile processo di pace: si tratta di Colombia in my arms. di Jenni Kivistö e Jussi Rastas, due registi finlandesi, e di La niebla de la paz, di Joel Stangle, regista tedesco-statunitense. che vive da tempo in Colombia. Entrambi i lungometraggi sono stati premiati all’ultimo Festival del cinema dei diritti umani di Napoli. Sono due racconti molto diversi, per contenuti e stile: il primo è un ritratto impressionista e stralunato di un Paese dalle mille contraddizioni, che continua a stupire chi viene da fuori. E i due autori finlandesi non fanno eccezione, esuberanza, contraddizioni ed eccessi. Il secondo è invece un documento pulsante di realtà, che narra da dentro e da vicino quale sia il dramma di chi ha deposto le armi dopo gli accordi di pace fra le Fuerzas armadas revolocionarias de Colombia -le Farc- e il governo.
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Colombia in my arms si muove fra un accampamento delle Farc sul punto di smobilitare, con interviste a un guerrigliero sul punto di deporre le armi; il Parlamento colombiano, di cui si evidenziano gli aspetti più ridicoli e paradossali; una lussuosa casa di campagna, dove un eccentrico rampollo della classe dirigente parla a ruota libera e tra un whisky e l’altro della sua idea di Colombia. E’ un documentario che conta con una fotografia scintillante, che accumula immagini e personaggi in un disordine forse voluto, e che non aiuta certo a fare ordine nella mente dello spettatore sulla intricata situazione del Paese, e sul tormentoso cammino dell’accordo di pace. Ma ne esce un panorama fascinoso della Colombia, una realtà che è davvero contraddittoria e molteplice, che affascina chiunque non si lasci spaventare dalla sua fama di violenza e di pericolo.
Anche La niebla de la paz ha inizio negli accampamenti nel profondo della foresta. Un ex comandante delle Farc, Teo, insegue i ricordi dei suoi anni di guerriglia. Seguito da Boris, cameraman ufficiale della formazione rivoluzionaria, alla ricerca di un nascondiglio nella giungla dove si trova l’hard-disk che contiene la storia del mezzo secolo di guerra. Si alterna a questa ricerca il dietro le quinte dei negoziati di pace tra le Farc e il governo colombiano a Cuba. Ma il vero dramma è il dilemma che affronta Boris, che assiste allo stillicidio di omicidi che colpiscono non solo gli ex combattenti che hanno deposto le armi, ma anche i leader indigeni e comunitari nelle zone un tempo controllate dagli insorti.
Ma Boris, pur cosciente del pericolo che corre, resiste ai richiami di vorrebbe tornare in montagna e alle armi, convinto com’è che la pace sia l’unica via d’uscita a un conflitto che insanguina questo splendido e unico Paese da generazioni.
In copertina La niebla de la paz
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