di Lucia Frigo
La pandemia di coronavirus che tiene impegnato il Mondo non impedisce agli Stati Uniti di continuare i suoi attacchi aerei con gli aerei senza pilota (droni) in Somalia, ma il conto delle vittime civili si fa sempre più alto – anche nel silenzio ostinato di Washington. Lo denuncia Amnesty International.
La strategia degli USA nella lotta contro Al Shabaab – il gruppo terrorista somalo affiliato ad Al Qaeda, che da un decennio si oppone al governo di Mogadiscio e lotta per imporre la sharia –
A poco è valso l’appello del segretario generale dell’ONU Gutierres, che invocava una tregua per permettere a Paesi e comunità di organizzarsi al meglio per affrontare la pandemia globale. Il gioco dei droni è una guerra che si può fare anche restando “a casa”. Le operazioni di controterrorismo con droni armati sono giustificate come “targeted killings”: uccisioni mirate, che dovrebbero minimizzare il costo di vite umane tanto somale quanto di militari americani. Ma quanto emerge dal report di Amnesty International e dall’osservatorio inglese Airways è una storia diversa: numeri costantemente falsati da Africom (il comando militare Usa nella regione), che nega di aver causato vittime civili anche di fronte a testimonianze di vittime, parenti e autorità locali.
La denuncia di Amnesty International su due attacchi con droni killer del febbraio 2020 avvenuti a Jilib racconta – con immagini satellitari, prove video e testimonianze locali – di vittime civili
Non è la prima volta che Africom e le autorità americane si trovano a essere oggetto di accuse gravi, che li mettono a confronto con i dati sulle vittime civili: nel 2018, accuse pressanti costrinsero Africom ad ammettere l’uccisione di 6 civili in un attacco aereo su una scuola; solo nel 2019, l’esercito americano ammise che un altro attacco aereo del ’18 in cui aveva dichiarato di aver ucciso 5 terroristi aveva in realtà colpito una donna civile con i suoi bambini. Nel 2019, le vittime civili sarebbero state tra le 39 e le 57: morti dimenticate, poiché l’esercito americano non ha preso responsabilità su nessuna di esse.
L’uccisione di civili in operazioni militari è e rimane un crimine
Regole d’ingaggio troppo rilassate nelle operazioni aeree americane: è la critica, che arriva da tutto lo spettro degli esperti militari, è che troppo spesso gli attacchi vengono condotti con intelligence minima e con troppa incertezza sulla fondatezza delle decisioni. A pagarne il prezzo sono i civili, non solo in Somalia: in Afghanistan, troppo spesso le operazioni con droni killer contro i Talebani finiscono per causare vittime civili. Le stesse accuse, da anni, vengono sollevate contro i “targeted killings” americani in Pakistan e Yemen.
#NoiRestiamoaCasa
La mappa che illustra l’organizzazione di Africom è tratta da Globalsecurity