Due omicidi e uno stesso disastro. Il punto

Uccidere altri esseri umani colpendoli “a freddo” sul territorio di uno Stato sovrano terzo  è semplicemente un assassinio

di Raffaele Crocco

Sono due omicidi che valgono un disastro. Omicidi, certo, perché tecnicamente e legalmente, dato che i governi non sfuggono alle leggi, sono questo. Uccidere altri esseri umani colpendoli “a freddo”, mentre sono sul territorio di uno Stato sovrano terzo, è semplicemente un omicidio. Lasciate perdere le para giustificazioni del tipo “hanno colpito la testa dei loro nemici”, usate da chi vuole legittimare un atto banditesco e criminale. Dovessimo dar ascolto a questi eroi rimasti al mito del Far West, sarebbe legittimo in Italia uccidere a sangue freddo i capi della malavita organizzata o chi riteniamo terrorista. Sarebbe altrettanto legittimo per Putin colpire Zelenskly – o viceversa – mentre si trova in visita di Stato in un altro Paese. Se costoro – che sono troppi, comunque – avessero ragione, il diritto internazionale, con il tentativo di tutelare i più deboli e gli innocenti in caso di guerra, sarebbe da buttare via, in nome del principio che “a vincere deve essere il più forte”.

Insomma, lasciando da parte gli onanismi machisti dei cultori del “fine che giustifica i mezzi”, quello che ha fatto Netanyahu in questi giorni, uccidendo con due azioni terroristiche mirate prima Fuad Shukr, numero due di Hezbollah, ucciso a Beirut e poi Ismail Haniyeh, leader di Hamas, assassinato mentre era a Teheran, è mettere una definitiva pietra tombale ad ogni speranza di pace nel Vicino Oriente.

L’escalation dello scontro con il Libano e Teheran appare inevitabile, mentre la possibilità di un cessate il fuoco a Gaza e’ ormai nulla, con buona pace per le migliaia di civili palestinesi uccisi – sono quarantamila ad oggi – dall’esercito israeliano. Vediamo: la reazione immediata iraniani e’ stata di “promettere vendetta”, sia per l’attacco ai fedeli alleati Hezbollah a Beirut, sia per l’assassinio di Haniyek, l’unico in grado di negoziare davvero con Israele, a dispetto di tre figli e quattro nipoti uccisi in aprile dagli israeliani.

In settimana Il leader religioso e vero capo dell’Iran, Ali Khamenei, ha guidato la preghiera al funerale del capo di Hamas e ha ordinato alle forze armate iraniane di “colpire Israele”. Cosa che avvera’, possiamo esserne certi. L’Iran ha le capacita’ tecnologiche e militare per far male agli israeliani. Tel Aviv guarda con arroganza all’ipotesi di attacco iraniano e sul piatto mette, oltre alle proprie forze armate e all’attitudine alla vendetta, la copertura militare e politica di Stati Uniti ed Europa e la minaccia, sempre meno velata, di poter usare il proprio arsenale nucleare per mettere a tacere i nemici. Questo governo israeliano, il giudizio e’ condiviso da molti analisti, e’ potenzialmente capace di portare la minaccia sino a concretezza. Traduzione: ha un livello di irresponsabilità’ talmente alto, da poter decidere di usare ordigni nucleari.

Nel Risiko mondiale che vede “filoamericani” e “antagonisti” affrontarsi per il controllo di risorse e rotte commerciali, Israele puo’ diventare la “scheggia impazzita” che rompe gli equilibri. Non a caso, il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, ha detto che “il comportamento di Israele e le sue decisioni militari porteranno ad una escalation della tensione a livello planetario”. Tutti sembrano preparasi al peggio, mentre continuano esercitazioni e dimostrazioni di forza dal Pacifico all’Africa e mentre a Gaza bambini, donne e anziani continuano a morire sotto le bombre.

Anche in Ucraina si muore, ancora e senza speranze di negoziato dopo 30 mesi di guerra contro l’invasore russo. Nel corso della settimana, le forze armate russe hanno lanciato decine di droni verso diverse regioni dell’Ucraina. Mosca ha organizzato e messo in atto la maggiore offensiva aerea contro le citta’ ucraine dall’inizio dello scontro. Lo dice l’aeronautica militare di Kiev. Molteplici esplosioni sono state sentite nella capitale e le sirene antiaeree hanno risuonato a lungo. “La difesa aerea opera nell’Oblast di Kiev. Non abbandonate i rifugi” ha avvertito il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko. In campo avverso, le difese aeree russe hanno abbattuto quattro missili non lontano dal confine con l’Ucraina. E naturalmente, l’Ucraina devastata dalla guerra resta il tavolo da gioco e di confronto delle grandi  potenze. In settimana, Vladimir Putin ha promesso di reagire con durezza alle intenzioni americane di schierare missili in Germania e in altri Paesi europei. La minaccia piu’ concreta e’ quella di riavviare la produzione russa di armi nucleari a raggio intermedio. Contemporaneamente, le forze armate di Mosca hanno avviato una nuova fase, la terza, delle esercitazioni sull’uso delle armi nucleari tattiche. Coinvolgono in particolare le forze del distretto militare meridionale, dove e’ posizionato il quartier generale dell’operazione in Ucraina. L’esercitazione comprende l’addestramento dei sistemi missilistici Iskander-M e degli aerei.

In questo scenario, l’Ucraina  sta dando fondo ad ogni riserva. E’ il parere degli analisti internazionali. Dallo scorso maggio, Kiev recluta fino a 30.000 persone al mese nell’esercito. Un numero enorme, in proporzione alla popolazione. A darne notizia il New York Times, che cita tre anonimi esperti militari a conoscenza della situazione.

 Piu’ lontano, nel Mar Rosso la morte arriva non solo per i missili che colpiscono le navi in transito o le postazioni houthi. L’Unhcr in settimana ha denunciato la morte di 45 persone al largo della costa yemenita. Erano su una barca che si e’ rovesciata mentre tentavano di fuggire dal Corno d’Africa per raggiungere lo Yemen. Il 10 giugno, nello stesso modo e per le stesse ragioni, erano morte 260 persone. Una strage silenziosa, che nessuno sembra voler vedere e raccontare.

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