Gaza, l’ultima chance per restare umani

Conversazione con Egidia Beretta madre di Vittorio Arrigoni
di Ambra Visentin

Non ci sono più limiti all’invasione dell’Idf nella Striscia. I bombardamenti sulle scuole e al campo profughi di Jabalya ripercorrono e amplificano il “copione” di Piombo Fuso, l’assedio a cavallo tra il 2008 e il 2009, raccontato e vissuto dal giornalista italiano Vittorio Arrigoni. Non è infatti  la prima volta che Gaza si trova sotto le bombe e ci sono libri, racconti, articoli, scritti in passato che diventano cronaca attuale.

“Fin dai primi giorni di guerra mi è sembrato di rivivere all’ennesima potenza quello che aveva vissuto Vittorio durante Piombo Fuso: bombardamenti indiscriminati, attacchi da terra. Quello che provo sono sensazioni di angoscia e di grande sofferenza”. A parlare è Egidia Beretta, la madre di Vittorio Arrigoni. Arrigoni è stato un attivista, scrittore e reporter di guerra dalla Palestina, sostenitore della soluzione binazionale come strumento di risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, nonché pacifista.

Beretta ritrova nelle parole scritte dal figlio all’epoca una descrizione ancora calzante per il dispiegarsi delle azioni militari di Israele su Gaza. “Lui aveva accettato di raccontare la tragedia. Le sue cronache sono attualissime, frase per frase, parola per parola”. A colpire è soprattutto la dimensione amplificata e l’efferatezza degli attacchi: “C’è una sovrapposizione di eventi. Si bombardano le scuole, viene bombardato di nuovo il campo profughi di Jabalya. E ancora scuole, moschee, ospedali, mercati… Non si può più chiamare diritto alla difesa. E’ come se per colpire dei mafiosi a Palermo venisse rasa al suolo la Sicilia. No, penso si tratti di una punizione collettiva, di un’occasione per disfarsi il più possibile dei palestinesi”.

Per Beretta la questione palestinese è sempre stata sottotraccia. “Prendiamo quanto sta accadendo come una lezione che dobbiamo trarre, ovvero che la Palestina va considerata con la stessa dignità che merita qualsiasi altro popolo e l’occupazione di Israele va fermata”. E il futuro? Al momento non sembra lasciare spiragli di speranza: “Non vedo futuro. Stanno soffrendo anche i parenti degli ostaggi. Dovrà passare questo momento tragico prima che si possa fare un discorso di pace. E poi chi dovrebbe sedere al tavolo di trattativa, Abu Mazen?… Sarebbe importante che ci fosse un interlocutore forte e in questo momento la situazione è difficile”.

“Il silenzio del ‘mondo civile’ è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città come un sudario di terrore e morte. Restiamo umani”.
Da: Vittorio Arrigoni, Gaza – Restiamo umani, manifestolibri, 2011

 

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