di Maurizio Sacchi
Nel 1971, sotto la copertura di un viaggio in Pakistan, l’allora consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger fece segretamente scalo a Pechino. Era passato solo un mese dalll’apertura alla Cina, ricordata negli annali come «Nixon shock», e l’amministrazione Nixon effettuò una svalutazione del dollaro dell’8% e svincolò la banconota americana dall’oro, mettendo fine dopo 25 anni al sistema stabilito dagli accordi di Bretton Woods. Non
Gli effetti di questa apertura si videro nei decenni successivi, e si tradussero in una diminuzione della quota di mercato mondiale detenuta dagli Stati Uniti, scesa dal 40% del 1960 al 25% del 2008. Ma la vera svolta avvenne nel 2013, l’anno in cui il volume del commercio cinese superò quello americano. Il nuovo presidente Xi Jinping lanciò un progetto geo-economico globale volto a fare della Cina uno dei maggiori protagonisti del XXI secolo. Il programma prevede la creazione di una titanica rete infrastrutturale euro-afro-asiatica dalla Cina a Rotterdam, composta da due itinerari complementari, uno terrestre, attraverso l’Asia Centrale e la Turchia («Cintura economica della Via della Seta») e uno marittimo attraverso l’ oceano Indiano, e accessi medio-orientali al Mediterraneo («Via della Seta marittima»). Alle due Vie della seta venne associata la fondazione di due istituzioni finanziarie, l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) e il Silk Road Fund, che hanno come obiettivo il finanziamento della modernizzazione del sistema produttivo cinese, liberandolo, almeno nelle intenzioni da corruzione e inquinamento, e i progetti infrastrutturali lungo le due Vie.
La scelta di Obama
La presidenza Obama mantenne un atteggiamento ondivago verso la Cina, da un lato rinnovando (2011) l’accordo di cooperazione tecnico- scientifica, con l’avvio di più di 20mila ricerche congiunte nel 2012, dall’altro formulando una dottrina di sicurezza asiatica («Pivot to Asia») basata sul contenimento della Cina, ed escludendola dal progetto di Trans Pacific Partnership (TPP), benché un rapporto del Congresso del dicembre 2015 ne auspicasse la futura inclusione La quasi fulminea creazione dell’AIIB, attivata nel gennaio 2016, ha dato la misura delle capacità acquisite dalla Cina sul piano finanziario, in particolare facendo leva sul convergente interesse della City di Londra (che consentì di isolare l’opposizione americana e di attrarre i maggiori paesi EU insieme alla Russia di «Londongrad») e dell’industria australiana per gli 8mila miliardi di dollari di investimenti infrastrutturali previsti dal Piano quinquennale appena conclusosi (2016-2020).
il 1° ottobre 2016 segna un’altra tappa fondamentale nella storia dell’ascesa della Cina sullo scenario economico globale, con l’ingresso del renminbi nel paniere del Fondo monetario internazionale, come valuta
Individuare nella Cina il nemico principale è stato uno dei temi qualificanti della campagna elettorale di Donald Trump, coerente con la promessa di «riportare in America il lavoro» perduto a seguito della deindustrializzazione e delocalizzazione, e di alzare le barriere tariffarie soprattutto verso la Cina. In effetti nel 2016 l’export americano in Cina è stato di appena 115 miliardi di dollari contro 462 di importazioni, con un vistoso deficit di 347 miliardi. In realtà lo squilibrio è inferiore, tenuto conto dei dati relativi ai settori globalizzati e al re-export attraverso Hong Kong; e in ogni modo per l’export americano il mercato potenziale cinese vale 400 miliardi di dollari. Il 17 gennaio, ospite per la prima volta al 47° forum economico mondiale di Davos, Xi Jinping ha esaltato i grandi benefici della globalizzazione, confermando l’impegno per il libero scambio e la liberalizzazione degli investimenti, concludendo che «nessuno emergerebbe vincitore da una guerra commerciale».
I dati e le informazioni contenute in questo riesame della guerra commerciale fra Washington e Pechino provengono
Nella foto di copertina Nixon e Mao Zedong
Nel testo, i due leader: Richard Nixon e, sotto, Mao Zedong durante la proclamazione della Repubblica popolare cinese
2 – continua. ll primo capitolo e’ uscito il 3 novembre. Nel prossimo capitolo, vedremo quali siano le prospettive per il futuro dei rapporti fra le due superpotenze mondiali.