I ‘100 motivi’ delle donne curde contro la violenza di genere

Il movimento delle donne curde in Europa (Tjk-E) ha lanciato una campagna per arrivare al riconoscimento del femminicidio come crimine contro l’umanità e come forma di genocidio

Arrivare al riconoscimento del femminicidio come crimine contro l’umanità e come forma di genocidio e “condannare così Erdoğan per i suoi crimini”. Con questo obiettivo il movimento delle donne curde in Europa (Tjk-E) ha lanciato la campagna “100 motivi per condannare il dittatore”.

La raccolta firme è scandita, in avvio e in chiusura, da due date significative: partita il 25 novembre, si concluderà l’8 marzo 2021. Dal 2009 ad oggi migliaia di donne sono state perseguitate e uccise in Turchia: Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez del movimento delle donne curde, la rappresentante dell’autogoverno della Confederazione della Siria del Nord Est Hevrin Xelef , l’avvocata Ebru Timtik sono solo alcuni degli esempi divenuti noti a livello internazionale perché negli anni la violenza contro le donne nel Paese è aumentata di oltre il mille per cento.

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L’obiettivo è quello di raccogliere 100mila firme “per portare alla ribalta i 100 motivi per opporsi al dittatore e ai suoi mercenari, ai militari e alla polizia: contro gli abusi di potere, contro la violenza e l’ ingiustizia”. Nei 104 giorni di campagna il movimento riporta sul sito di riferimento ‘un motivo’ al giorno, condividendo “le storie delle donne assassinate dallo Stato turco”.  Con questa campagna, sostiene il Tjk-E “vogliamo attirare l’attenzione sulle politiche femminicide dell’Akp e di Erdoğan. Vogliamo giustizia: chiediamo che l’Akp (il partito al potere, ndr) venga condannato. Vogliamo porre fine alla violenza contro le donne nella Repubblica turca, dove ogni giorno almeno una donna viene uccisa dalla violenza sessista”.

Ma l’orizzonte è più ampio perché dalla Turchia si punta ad accendere i riflettori “su tutti i crimini di Stato commessi contro le donne”. “Vogliamo – dicono – che il femminicidio sia riconosciuto a livello internazionale come crimine contro l’umanità e come forma di genocidio”.

Alla chiusura della campagna il movimento porterà le firme e le prove raccolte all’Onu e ad altre istituzioni pertinenti “per chiedere l’avvio del processo di riconoscimento del femminicidio come crimine simile al genocidio”.

Per firmare e leggere i ‘100 motivi’: www.100-reasons.org

*In copertina 21 Marzo 2015, Newroz Dijarbakir (foto di Maria Novella De Luca)

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