Il terreno scippato ai Gamela

di Tommaso Andreatta

Si sono presentati armati di machete ed hanno iniziato a colpire. In Brasile tredici Indiani amazzonici sono stati oggetto di nuove violenze. La denuncia arriva da Survival International. Vittime di questa nuova rappresaglia sono i Gamela, uomini e donne la cui “colpa” è quella di volere difendere la propria terra. Più di 200 uomini legati ad alcuni proprietari terrieri locali hanno accerchiato e La tribù Gamela, nel Maranhao (stato nel nordest del Brasile) e li hanno aggrediti. Un uomo è stato legato e gli sono state tagliate le braccia.

I Gamela rappresentano un ostacolo per i grandi proprietari terrieri locali: «I Gamela sono costretti a vivere ammassati in un minuscolo appezzamento di terra. I Gamela sono indigeni dell’area dello stato di Maranhão, nel Brasile settentrionale». La loro terra (o ciò che ne resta) è stata infatti invasa e distrutta dagli allevatori, dai taglialegna e dagli accaparratori di terra. La denuncia è dell’organizzazipone Survival International.

«Da un po’ di tempo i potenti interessi dell’agribusiness – tra cui figurerebbe la famiglia di proprietari terrieri Sarney – sono entrati in conflitto con la tribù». Scene da Far West: gli allevatori hanno fatto un barbecue, si sono ubriacati e poi hanno fatto una spedizione punitiva nell’accampamento della tribù indiana.

Ma questo sarebbe l’ultimo episodio di una serie di azioni, a fronte del tentativo dei Gamela di fare ritorno alla terra di appartenenza. La resistenza continua, fanno sapere: «La gente si sbaglia se pensa che uccidendoci metterà fine alla nostra lotta. Se ci uccidono, cresceremo ancora, come semi… Né la paura, né i proiettili degli allevatori potranno fermarci». Una dichiarazione diffusa attraverso la Cimi, una Ong brasiliana.

Nei giorni precedenti l’aggressione nella capitale c’erano state varie proteste contro i progetti di modifica delle normative vigenti in materia di diritti territoriali delle popolazioni indigene. L’attacco è stato quindi interpretato come un chiaro “appello al silenzio”.

«Gli attivisti – scrive Survival – temono che gli stretti legami tra la lobby dell’agribusiness brasiliana e il governo Temer, salito al potere dopo l’impeachment di Dilma Rousseff nel 2016, possano portare nuova violenza genocida e razzismo contro i popoli indigeni del Brasile».

«La battaglia delle popolazioni indigene per il riconoscimento del loro diritto alla terra è d’altra parte costellata di violenze, soprusi e crimini – scrive Lifegate -. Come quelli raccontati da Diana Rios, giovane abitante di un villaggio sperduto al confine tra il Perù e il Brasile il cui padre, Jorge, è stato ucciso proprio a causa del suo impegno per la salvaguardia della foresta nelle zone abitate dalla Comunità Ashéninka di Alto Tamaya – Saweto».

 

http://www.lifegate.it/persone/news/brasile-aggressione-tribu-indiani

http://www.survival.it/notizie/11687

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