In Sudan, di oro si vive o si perisce

Da sempre complessa la situazione di questo Stato arabo-africano, i fatti delle ultime settimane si inseriscono nel solco di una storia di sfruttamento e oppressione che sembra non finire mai

di Sara Bin 

Oggi è venerdì, ma non uno qualunque. È il 21 aprile. È Eid al Fitr, la festa che segna la fine del mese di Ramadan. Ho finito il turno di notte al lavoro e sono rientrato. Doccia, brioche e cappuccino e poi due ore al telefono con mamma e con gli amici che stanno in Sudan. Alle 10 ora italiana e anche sudanese stavano festeggiando, c’era un sacco di gente a casa, ho visto tutti in video. Mamma e papà mi dicono che va tutto bene, che a Omdurman tutto è normale. I negozi sono aperti. Si lavora, quindi. Ogni tanto, si sentono boati e spari, ma il tutto è normale. Non nego la mia apprensione perché ogni volta che i media annunciano un imminente colpo di Stato o qualche scorribanda militaresca si fa strada la paura”. 

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Nella foto di copertina, manifestazione di sudanesi ® Philippe Gregori/shutterstock.com

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