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Israele, la società civile contro Bibi

Le affermazioni secondo cui le riforme giudiziarie del ministro della Giustizia Yariv Levin sono la “fine della democrazia” sono “prive di fondamento” e la riforma sarà attuata “responsabilmente” e in modo equilibrato. Così – riposta il Jerusalem Post (sotto a sn) – si è espresso ieri il primo ministro Benjamin Netanyahu rispondendo alle critiche che continuano a piovergli addosso da vasti settori della società israeliana (e come spiega qui Davide Assael nell’analisi scritta per Atlante). Affermazioni che arrivano dopo un sabato di fuoco in Israele.

Migliaia di israeliani infatti sono scesi in piazza sabato per protestare contro i piani del nuovo Governo di Bibi Netanyahu che, secondo loro, minacciano la democrazia e le libertà. I manifestanti . risporta il sito di Al Jazeera . si sono riuniti nella città di Tel Aviv l’altro ieri, pochi giorni dopo che il Governo più di destra e religiosamente conservatore nei 74 anni di storia del Paese ha prestato giuramento. l’esecutivo vuole riforme radicali, dall’espansione degli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata all’indebolimento del potere della magistratura.

I manifestanti brandivano cartelli con slogan tra cui “La democrazia è in pericolo” e “Insieme contro il fascismo e l’apartheid” mentre un altro striscione – riporta sempre la tv araba – diceva: “Abitazione, mezzi di sussistenza, speranza”. Alcuni manifestanti poi portavano bandiere arcobaleno. La protesta è stata guidata da membri di sinistra e palestinesi della Knesset, il Parlamento israeliano e criticava in particolare i piani del Ministro della Giustizia Yariv Levin, che mercoledì ha reso nota la revisione a lungo promessa del sistema giudiziario che mira a indebolire la Corte Suprema del Paese.

(Red/Est)

 

 

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