Ho l’immagine di una spiaggia. Una classica spiaggia degli anni Sessanta. Di quelle con gli ombrelloni, l’odore di crema solare e le ragazze con i primi bikini. Più avanti, sulla linea del mare, con i piedi in acqua, c’è un ragazzo, saldo sulle gambe, che mostra i muscoli per spaventare la concorrenza – gli altri maschi – e
Se penso a Donald Trump davanti al mondo, lo vedo così, come un vecchio esibizionista anni Sessanta, intento a mostrare i muscoli a tutti. A distanza di un anno e mezzo da un precedente editoriale, la domanda rimane quella: è davvero pericoloso Donald Trump? E’ un pericolo per gli uomini e le donne del Pianeta? La risposta è quella di allora: sì, lo è.
Lo è, perché sceglie deliberatamente la strada dello scontro con tutti coloro che ritiene “pericolosi”. Lo è, perché è certo – e non sbaglia – di avere con sé, a sostenerlo, almeno la metà degli statunitensi. Lo è, perché è privo di scrupoli, dentro e fuori casa. Lo è, perché sa di avere armi e uomini, un esercito poderoso, anche se ultimamente spesso incapace di vincere.
Iran: una partita complessa
La partita con l’Iran è ancora più complessa. Teheran è un avversario esattamente da quarant’anni, dal 1979. Come possono dimenticare, gli Stati Uniti, la beffa degli ostaggi dei primi anni Ottanta, con la brutta figura fatta dall’allora presidente Carter, incapace di liberarli con la diplomazia e con le armi? E al di là dell’orgoglio, l’Iran è un Paese scomodo. Fa concorrenza all’Arabia Saudita, alleata di ferro per Washington, soffiandole il ruolo di “potenza regionale di riferimento” nel Vicino Oriente. Poi, produce petrolio, lo vende come vuole dopo averlo nazionalizzato, cacciando le compagnie statunitensi. Ha scelto l’euro come moneta di scambio internazionale e riserva del proprio sistema bancario: una offesa che il dollaro paga cara, indebolendosi sulle piazze finanziarie. Infine è lì, sullo stretto di Hormuz, a controllare quei 33 chilometri di mare – un piccolo corridoio, se ci pensate – da cui passa una buona fetta del petrolio del Mondo.
Un tempo, fino al 1979, l’Iran – allora Persia – era cara al cuore degli Stati Uniti. I petrolieri nordamericani facevano soldi e Washington era felice. L’arrivo della Repubblica Islamica ha rimescolato le carte. Esattamente come è accaduto a Cuba con Fidel Castro, in Cile con Allende, in Venezuela con Chavez, solo per citare casi noti.
Una visione da “crociato”
Trump guarda il mondo solo dalla finestra di casa
Nelle immagini: Johnny Bravo – Stagione 2 Ep.5a Bullo da spiaggia,
Il presidente americano Donald Trump e lo stretto di Hormuz
In copertina: Riccardo I d’Inghilterra combatte contro Saladino, miniature di Luttrell Psalter, Inghilterra, sec XIV