Dal nostro inviato nel Sudest asiatico Emanuele Giordana
Vientiane – Mentre il coronavirus si estende a macchia di leopardo in tutta l’Asia, tanto da aver fatto suonare l’allarme persino nel lontano Pakistan, si contano ormai sulle dita di una mano sola i Paesi vicini alla Cina ancora esenti dal contagio: Laos, Myanmar, Filippine e Indonesia nel Sudest, il maggior campo di battaglia dove ieri è “caduta” anche la Cambogia (restano fuori in realtà anche i micro Stati del Brunei e di Timor Est). In Cina si contano ormai 132 vittime e oltre 6mila casi.
Per quanto diverse farmacie della capitale laotiana avessero
Bamboo Network
Contrariamente a Singapore – dove la popolazione cinese sfiora l’80% dei residenti nella città Stato – o della Thailandia dove vivono nove milioni di cinesi (sono i due luoghi col maggior numero di casi acclarati, seguiti dalla Malaysia), la popolazione cinese del Laos è inferiore a quella di Paesi come l’Argentina o gli Emirati Arabi Uniti. Poiché il pericolo del diffondersi del contagio è legato alla bamboo network, alla rete cioè delle comunità cinesi fuori dalla Cina, Laos e Myanmar (dove sono una minoranza della minoranza) non corrono grandi rischi. Il contagio infatti si è diffuso in Asia o tra cinesi dell’Hubei in viaggio all’estero o in membri della comunità cinese d’oltremare, vuoi rientrati dalla Cina, vuoi entrati in contatto con connazionali venuti a trovarli per le festività.
Preoccupati ma non allarmisti
Anche in Vietnam comunque, Paese dal quale siamo partiti per il Laos, l’atmosfera era tutt’altro che preoccupata anche se a fine anno già si segnalavano due casi e le autorità avevano predisposto una rete di protezione sanitaria aperta al pubblico e istituito controllo agli aeroporti. Preoccupazione si, allarmismo no.
Il bollettino dell’espansione del virus si aggiorna comunque di ora in ora. Con sorprese. Come quella dello Sri Lanka o del Nepal. Ma non c’è di che stupirsi. La comunità cinese nel mondo è una delle più grandi e delle più diffuse, anche se il suo vero cuore resta in Asia. Va notato comunque che, almeno per il momento, il virus non sembra aiutare chi si oppone, da queste parti, all’espansione cinese che i suoi detrattori vivono come una pericolosa epidemia. Tanto meno nel Laos dove la grande ferrovia che collegherà lo Yunan a Singapore passando da Vientiane, Bangkok e Kuala Lumpur, procede spedita con ponti, gallerie, sbancamenti che solo un anno fa erano soltanto sulle carte degli ingegneri. La Via della seta avanza, nonostante il coronavirus.
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L’immagine di copertina e del Cdc di Atlanta e mostra la diffusione del virus