di Ilario Pedrini
È successo sabato per le vie di Mogadiscio. Posto e tempistica non sono casuali. Un camion-bomba è esploso, causando centinaia di vittime (il bilancio per ora è di 240 morti e 275 feriti). A questa carneficina, a quanto si apprende, ne sarebbe dovuta seguire una seconda.
I tempi. La bomba (ma il New York Times parla di due ordigni) è esplosa a 2 giorni dalla visita a Mogadiscio dei vertici del comando militare americano per l’Africa.
Le persone uccise. La gran parte delle vittime è costituita da venditori ambulanti che si trovavano sulla grande arteria stradale Jidka Afgooye. «In dieci anni di primo soccorso non abbiamo visto nulla di simile», ha scritto in un tweet (rilanciato dal Corriere della Sera) il servizio Aamin Ambulance.
Ed è sempre il Corriere a spiegare che «si tratta dell’attacco più sanguinoso dalla ultime elezioni presidenziali dello scorso 8 febbraio, vinte dall’ex premier Mohamed Abdullahi Mohamed, conosciuto con il soprannome di Farmajo, formaggio (per la sua predilezione per i prodotti caseari). Elezione che si sperava dessero una parvenza di stabilità alla Somalia dal 1991 – caduta di Siad Barre – considerato dalla comunità internazionale “Stato fallito” per eccellenza, tanto da indicarlo come modello negativo ma al tempo stesso facendo poco per rimetterlo in piedi e non lasciarlo in balia del terrorismo locale e internazionale».
Il governo, che ha parlato di un «disastro nazionale». La strage sarebbe da attribuirsi al gruppo islamista Al Shaabab, cellula di Al Qaeda in Somali. «Gli estremisti, che sono stati spesso responsabili di attentati nella capitale e che ultimamente hanno aumentato gli attacchi contro basi militari nella Somalia centrale e meridionale, per il momento non hanno rivendicato» scrive il Fatto Quotidiano.
Al Shabaab significa «i giovani» in arabo. «Il gruppo – si legge su Internazionale – è emerso dal caos della guerra civile, scoppiata nel 1991. Ha cominciato ad affermarsi nel 2006 come ala radicale dell’Unione delle corti islamiche. Nel corso di quell’anno l’Unione, che s’ispirava ai taliban afgani, ha controllato per sei mesi la capitale Mogadiscio, prima di essere cacciata dall’Etiopia, intervenuta militarmente a dicembre per sostenere il governo provvisorio somalo ed eliminare la minaccia estremista islamica».
Il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed – ricordiamo – è stato eletto lo scorso febbraio al ballottaggio con 184 voti, superando il capo di Stato Sheikh Mohamud, fermatosi a 97 preferenze.
Dopo 25 anni di guerra civile nel Paese, prima a causa dei Signori della Guerra e ora per la presenza jihadista di Al-Shabab, l’elezione di Farmajo era stata salutata come l’occasione per un cambiamento radicale nella regione: l’uomo della “nuova stagione”, per la lotta alla corruzione e la sicurezza nazionale.
http://www.lastampa.it/2017/02/08/esteri/farmajo-il-nuovo-presidente-della-somalia-wM82AEAnx1PBNZaZmyY1qK/pagina.html
http://www.corriere.it/esteri/17_ottobre_15/strage-mogadiscio-camion-bomba-all-hotel-oltre-240-morti-275-feriti-02ef990e-b1c1-11e7-8c05-16c4f9105c9c.shtml
https://www.theguardian.com/world/2017/oct/15/truck-bomb-mogadishu-kills-people-somalia
https://www.internazionale.it/notizie/2015/04/02/al-shabaab-jihad
foto tratta da https://www.theguardian.com/world/2017/oct/15/truck-bomb-mogadishu-kills-people-somalia