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La vittoria di Noboa in Ecuador

Ecuador, 12 de Abril del 2022.- Informe para primer debate del proyecto de Ley Orgánica que Regula el Uso Legítimo de la Fuerza.   . Informe para primer debate del proyecto de Ley Orgánica Reformatoria a la Ley Orgánica de Ordenamiento Territorial, Uso y Gestión del Suelo, para la adecuación de los planes de Desarrollo y Ordenamiento Territorial correspondiente de los Gobiernos Autónomos Descentralizados.  . Informe para primer debate del proyecto de Código Orgánico Integral Agropecuario.   . Informe para primer debate del proyecto de Ley Reformatoria de la Ley Orgánica del Consejo de Participación Ciudadana y Control Social, que incluye al Voluntariado como condición de medida de Acción Afirmativa.  . Informe para primer debate del proyecto de Ley Orgánica para el Fortalecimiento de la Consulta Popular y la Participación Política.  . Informe para primer debate del proyecto de Ley de Emergencia del Agua Potable de los cantones Esmeraldas, Rioverde y Atacames.  . Proyecto de Resolución que solicita la declaratoria del estado de emergencia sobre los ecosistemas vulnerables, que actualmente atraviesan déficit hídrico a nivel nacional. Asambleísta Daniel Noboa. Foto Fernando Sandoval / Asamblea Nacional

di Andrea Cegna

Daniel Noboa, membro di una delle famiglie più ricche del Paese e rappresentante del potere corporativo ed oligarchico, è il nuovo Presidente dell’Ecuador. Il padre Alvaro, il magnate dell’industria delle banane, ha provato cinque volte a sedersi sulla poltrona presidenziale, senza mai riuscirci. Daniel, 35enne, ha invece vinto il ballottaggio di domenica 15 ottobre nonostante al primo turno la più votata era stata Luisa Gonzales. Un risultato però non sorprendente che mette nuovamente a nudo le divisioni delle sinistre del paese latino americano che gravitano attorno, ma non solo, alla dicotomia pro-contro Correa e soprattutto ai temi ambientali e dei diritti. La questione è ben complessa perché Noboa avrà solo 18 mesi di governo, essendo queste elezioni anticipate, ed il rischio concreto è che il suo esecutivo guardi più alla campagna elettorale del 2025 che alla risoluzione dei problemi del Paese.

La paura concreta è che il presidente decida di agire su temi dal forte impatto mediatico, così da poter rafforzare il suo consenso. “La frattura correismo-anticorreismo non si può leggere semplicemente come scontro tra sinistra e destra”, spiega l’economista Alberto Acosta, già ministro dell’Energia e delle Miniere e Presidente dell’Assemblea Costituente dell’Ecuador negli anni 2007-2008. “Il governo Correa, è bene ricordare, non fu davvero di sinistra, di fatto ha avuto un approccio ‘progressista’ volto a modernizzare il capitalismo. Non solo, le logiche interne al partito Revolucion Ciudadana – continua l’economista – non hanno messo in discussione il ‘caudillismo’, tanto che la candidata Luisa Gonzales è stata imposta direttamente da Correa dall’alto senza alcun tentativo di attivare un processo democratico”, conclude Acosta.

La vittoria di Noboa segna un cambio di passo nella storia politica del Paese, se certamente i poteri economici ed oligarchici dell’Ecuador hanno sempre messo mano alla politica mai avevano portato un suo rappresentante diretto a sedersi sulla poltrona presidenziale. Allo stesso tempo “Luisa Gonzales – secondo Carolina Viola, docente di Scienze Politiche all’Università Cattolica – rappresenta l’ala più conservatrice del correismo. Alleata della destra nella lotta contro il diritto all’aborto si è anche apertamente schierata contro la Consulta Popolare per la Difesa del Parco Nazionale Yasumi”. In campagna elettorale Noboa, a differenza di Gonzales, si è schierato a favore della Consulta Popolare che ha chiesto, e ottenuto con il referendum svoltosi in concomitanza al primo turno, che non si estragga il petrolio dallo Yasumi. Tanto che il candidato nato a Guayaquil (capitale economica del Paese) ha vinto nelle zona a maggioranza indigena e dove è più forte la resistenza contro le politiche estrattiviste.

Per la docente Viola “il grosso dell’elettorato non ha trovato le risposte che cercava nel movimento progressista. Il correismo è invecchiato velocemente e non riesce ad emozionare e convincere l’elettorato più giovane che così pare abbia votato per Noboa. Vorrei segnalare che di fatto l’Ecuador fa caso a se perché dopo un Governo impopolare di destra non vince le elezioni l’ala progressista. Questo dovrebbe aprire una riflessione dentro al Correismo, ma questa volontà pare non esserci”, conclude la docente di Scienze Politiche all’Università Cattolica. I movimenti indigeni hanno partecipato alle elezioni per l’Assemblea Costituente con il Pachakutik (prendendo quattro seggi) ma non hanno presentato alcun candidato alla presidenza ne dato dato alcuna indicazione di voto per il ballottaggio marcando così la distanza dai due candidati.

Per l’economista Acosta “l’illusione di un cambio reale è effimera. I problemi sono tanto profondi e le risposte dei candidati al ballottaggio tanto superficiali che già si può vaticinare un accrescimento della crisi. Così i settori popolari dovranno continuare a costruire alternative dal basso resistendo alle politiche neoliberali, estrattiviste e patriarcali”, prevede l’ex ministro dell’Energia e delle Miniere. Secondo la docente Viola “l’Ecuador sta attraversando una doppia crisi: di sicurezza ed economica. L’Assemblea ha come primo partito Revolucion Ciudadana, ma la sua composizione obbligherà il Governo a trattare e creare diverse maggioranze progetto per progetto. Con l’assenza di forze partitiche forti il rischio concreto è che di volta in volta si assisterà a forme di compravendita di voti e coscienze come abbiamo già visto nell’ultima legislatura”.

Un ruolo non secondario nella campagna elettorale è stato quello del crimine organizzato e della violenza politica. Prima dell’assassinio di Agustín Intriago, sindaco di Manta, e poi del candidato presidente Fernando Villavicencio, i sondaggi davano Luisa Gonzales attorno al 40% delle preferenze. Dopo i due omicidi il consenso della candidata “correista” è crollato. Secondo Decio Machado, sociologo, consulente politico e membro dell’Universidad Nómada del Sur, “il grave sconvolgimento nell’ecosistema elettorale generato dalle reti criminali che operano nel traffico di droga ha colpito anche altri candidati. Ne ha potenziati alcuni e così come ne ha fortemente penalizzati altri. Per esempio, Daniel Noboa, che ha condotto al primo turno una campagna elettorale di posizionamento volta a rafforzare la sua immagini in vista elezioni del 2025, si è visto rafforzato da questi eventi e così prima è riuscito ad arrivare al ballottaggio e quindi poi a vincerlo”, ricorda Machado.

Cover photo,  Daniel Noboa © Asamblea Nacional del Ecuador

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