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L’ambasciatrice di Trump all’Onu

di Guanna Pontecorboli da New York

New York – Sarà Elise Stefanik, 40 anni appena compiuti ma una stellare carriera politica già alle spalle, la portavoce di Donald Trump al Palazzo di Vetro. E mentre il tycoon sta riempiendo con molti nomi controversi le caselle della sua prossima amministrazione, è stata proprio la scelta della sua ambasciatrice nell’organizzazione internazionale a suscitare molta curiosità e molti preoccupati interrogativi.

Nel mondo politico internazionale, il ruolo di rappresentante di un paese membro all’Onu ha spesso aperto la strada per una carriera che va ben oltre il semplice incarico diplomatico. Ambasciatori all’Onu, solo per fare un esempio, sono stati in passato sia Sergey Lavrov, attuale ministro degli Esteri russo, sia Benjamin Netanyahu, controverso Primo ministro di Israele. Adesso, l’attenzione che la scelta di Stefanik ha suscitato sembra confermare che già da ora per la giovane donna potrebbe aprirsi un palcoscenico che andrà ben oltre la poltrona di un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza.

Da molti punti di vista, la storia di Elise parla da sola. Nata ad Albany, la capitale dello stato di New York, da una famiglia di semplici commercianti e poi laureata a Harvard, si è imposta già da ragazza per la sua intraprendenza e la sua passione politica. Inizialmente moderata, si è impegnata nel 2012 per l’elezione di Mitt Romney mettendosi a fianco dell’allora presidente della camera Paul Ryan, che poi l’avrebbe lodata come “una costruttrice”. Eletta alla Camera come rappresentante dello Stato di New York nel 2014, a soli trent’anni, si è fatta notare come la donna piu’ giovane mai arrivata a una posizione simile. Dopo essere partita da un giudizio molto critico nei confronti di Donald Trump nei primi due anni del suo primo mandato, la congressista ha poi progressivamente cambiato la sua posizione, avvicinandosi sempre di più alle posizioni del tycoon.

La vera svolta, poi, è avvenuta a cominciare dal 2019, quando ha difeso con forza l’allora presidente durante il processo di impeachment e soprattutto dopo l’elezione di Joe Biden, quando si è opposta alla certificazione del nuovo presidente e ha abbracciato con foga la tesi di un brogli elettorali. Sempre attenta alle esigenze del suo elettorato, ma anche pronta al dialogo con i colleghi, ha scalato in fretta i gradini del potere, fino ad assicurarsi la quarta posizione all’interno del partito repubblicano alla Camera dei Reppresentanti. Con una reputazione ormai consolidata, poi, la giovane donna politica si è imposta anche al pubblico più largo quando con le sue aggressive domande ha messo in crisi diversi Presidi universitari durante le audizioni alla Camera dei rappresentanti per discutere i disordini nei campus universitari dopo l’attacco di Hamas e l’inizio della guerra di Gaza. “Elise è una combattente per America First incredibilmente forte, dura e intelligentè”, l’ha lodata Donald Trump dopo averla nominata.

Al Palazzo di Vetro, il suo compito non sarà facile. già durante il suo precedente mandato, infatti, il futuro Presidente aveva duramente penalizzato l’organizzazione internazionali in molti settori, tagliando diversi finanziamenti come quelli per l’Organizzazione mondiale per la Sanita’ il WHO, e soprattutto ritirandosi dalle trattative per il controllo climatico di Parigi. Adesso Elise Stefanik , che in passato si era espressa contro la posizione di Trump nei confronti del Cop29, potrebbe forse avere un ruolo , insieme a Elon Mask, nel convincere Trump ad un atteggiamento più flessibile. All’interno dell’Onu, tuttavia, sono molti a dubitare sulle possibilità di una vera svolta.
Il vero terreno di confronto, tuttavia, saranno i conflitti in corso. Da sempre vicina alle posizioni di Israele nel conflitto mediorientale, la nuova ambasciatrice non ha lasciato dubbi, già nei mesi scorsi , sulle sue opinioni nei confronti dell’organizzazione internazionale. “Le Nazioni Unite hanno passato a maggioranza una vergognosa risoluzione antisemita , ancora una volta è in piena mostra il marcio antisemita dell’Onu, mentre punisce Israele che si difende e premia i terroristi sostenuti dall’Iran”, aveva dichiarato già a settembre dopo una risoluzione di condanna dell’Assemblea Generale nei confronti di Israele. Ora, dopo la nomina, il suo tono non è cambiato.

“Il lavoro che ci aspetta è immenso mentre vediamo l’antisemitismo che cresce a dismisura accoppiato con quattro anni di leadership americana catastroficamente debole che ha affievolito la nostra sicurezza nazionale e sminuito la nostra posizione agli occhi degli alleati e degli avversari’”, ha dichiarato in un comunicato, “Sono pronta ad avanzare la posizione dell’America First grazie a una leadership forte dal mio primo giorno all’Onu” .
Di fronte a queste premesse, la prima risposta ufficiale dell’Onu è stata cauta. ”Lavoreremo con impegno con lei come facciamo con i rappresentanti di tutti gli altri paesi”, si è limitato a promettere il portavoce di Antonio Guterres, Stephane Dujarric.

Negli uffici del Palazzo di Vetro e nelle missioni diplomatiche di molti Paesi, però, non pochi si preparano a una dura battaglia che potrebbe indebolire ulteriormente un’organizzazione internazionale già troppo provata. Per la ”guerriera” Elise, che a soli quarant’anni ha già vinto tante sfide, difendere Donald Trump in un contesto difficile potrebbe invece essere solo un passo in più verso il futuro.

In copertina: la nuova ambasciatrice col Presidente

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