di Ambra Visentin
“Il 2021 è stato l’anno più repressivo del decennio”, così descrive Grigory Okhotin, fondatore del progetto OVD-info, gli ultimi dodici mesi della Russia, tracciando una parabola che ha inizio con l’arresto del principale leader dell’opposizione Aleksej Navalny e si conclude con la chiusura del Memorial, “la più antica organizzazione per i diritti umani” e con il nuovo progetto di legge sulla cittadinanza, le cui implicazioni fanno già tremare gli oppositori del potere.
La guerra ai dissidenti si è lasciata alle spalle ogni confine. Sul piano dei suoi bersagli è andata ad ampliare il concetto di “agente straniero” e ha colpito dagli attivisti politici ai rapper, agli avvocati, cancellando partiti e arrestando rappresentanti eletti dal popolo. Dal punto di vista del terreno di battaglia il Cremlino ha annientato la
In tutto il 2021 si è registrata una forte emigrazione fra i dissidenti, tra cui i politici Gennady e Dmitry Gudkov, Sergej Boyko, i giornalisti Roman Badanin e Roman Dobrokhotov, l’attivista per i diritti umani Pyotr Verzilov, l’avvocato Ivan Pavlov e i suoi colleghi, e il rapper Alisher Morgenstern. Verso fine aprile l’organizzazione di Aleksei Navalny è stata dichiarata fuori legge per “attività estremiste”. A rischio persecuzione penale restano un centinaio di ex collaboratori di vario livello. Leonid Volkov, ex capo della rete di sedi regionali del quartier generale di Navalny,
La fuga obbligata come mezzo di repressione dunque. Questo però a Putin non basta. In chiusura del 2021 il Presidente russo ha sottoposto alla Duma un progetto di legge che prevedrebbe da un lato una riduzione dei requisiti per l’acquisizione di cittadinanza, dall’altro introdurrebbe l’istituto della cessazione della cittadinanza stessa, ampliando la lista dei reati per i quali questa può essere sottratta. Sebbene al momento essa riguardi solo i cittadini che hanno ricevuto lo status non per nascita c’è già chi, come il deputato alla Duma Alexander Khinishtein, parla di estenderla a tutti coloro che “odiano il Paese”. Dichiarazioni, queste, che non possono che far temere il peggio a tutti gli oppositori, in patria come in esilio.
In copertina una delle costruzioni del complesso del Cremlino: la torre Spasskaya