Si è concluso il colloquio a Mosca tra Amtonio Guterres e Vladimir Putin. Prima dell’incontro il segretario generale delle Nazioni Unite ha chiesto un cessate il fuoco in Ucraina. Non sono emersi dettagli particolari dall’incontro tra Putin e Guterres a parte una disponibilità di principio di Mosca per corridoi umanitari a Mariupol
di Emanuele Giordana
Prima di incontrare a Mosca Vladimir Putin, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è stato ricevuto in Turchia ieri dal presidente turco Erdogan dove Guterres ha detto di appoggiare i suoi sforzi negoziali. Poi oggi nella capitale russa ha prima incontrato il Ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov cui ha reiterato la necessità di “cessate il fuoco il prima possibile” sostenendo anche che sarà necessaria “un’indagine indipendente per avere dei risultati affidabili” su possibili crimini di guerra durante il conflitto. Ha inoltre promesso ogni sforzo per corridoi umanitari a cominciare da Mariupol. Quanto a Mosca, Lavrov si è limitato a dire che la
La decisione di Guterres di andare da Putin e Zelensky (e prima da Erdogan) è stata accompagnata da polemiche prima di tutte ucraine che hanno bollato la scelta come sbagliata. Ma in realtà la polemica vera avrebbe dovuto riguardare il ritardo di due mesi di Guterres nel prendere l’iniziativa. Cosa e chi hanno davvero spinto il segretario generale dell’Onu settimana scorsa, con evidente ritardo, a chiedere un incontro con i due protagonisti della guerra? Per quanto se ne sa, al netto forse di qualche telefonata, nessun Paese ha chiesto il suo intervento. La diplomazia internazionale sembra ormai aver accantonato il ruolo di mediazione che l’Onu può svolgere e, quel che è peggio, il Palazzo di Vetro ne è così conscio da non aver mosso un passo, al netto di qualche generico appello. Poi, a quasi due mesi dall’invasione, Antonio Guterres batte un colpo. Grazie a quali pressioni?
Chi ha spinto per l’iniziativa
Nei giorni precedenti qualcosa si era mosso sia all’interno del Palazzo di Vetro sia da parte di gruppi della società civile. Di almeno due “spinte” vale la pena dare conto. La prima, è la lettera aperta che, già in marzo, porta la firma di 16 premi Nobel sotto la richiesta di una tregua e del ritiro delle forze russe dall’Ucraina. Lettera aperta, ma ovviamente indirizzata a Guterres tanto che il manifesto pubblico viene accompagnato da una lettera in busta chiusa
La seconda spinta è di un mese dopo con una lettera datata 15 aprile firmata da 208 ex pezzi grossi del sistema Onu: dall’Unicef all’Undp, dall’Oms all’Unesco. Non si usano mezzi termini: “Come ex membri dello staff del sistema, ci prendiamo la libertà di rivolgerci direttamente a te nella tua qualità di amministratore delegato dell’unico organismo globale che il mondo possiede… ti preghiamo di intensificare gli sforzi personali e agire sulla base delle lezioni apprese dai precedenti conflitti, per la cessazione delle ostilità e risoluzione dei conflitti con mezzi pacifici”. Quello che le due lettera raccontano è che le spinte a mediare, negoziare, fermare la guerra vengono dal basso. Non dai governi. L’unico esecutivo a muoversi è quello dello Stato cattolico per eccellenza, più o meno ufficialmente. Padre Enzo Fortunato, già portavoce del Sacro convento di Assisi, ha incontrato a New York Guterres proprio alla vigilia del suo viaggio di questi giorni.
Aggiornato alle 21.15 ora italiana