di Theo Guzman dal confine thai-birmano
Dopo una settimana in viaggio tra Russia e Bielorussia, dove ha incontrato sia Putin sia Lukashenko, il generale golpista e premier della Birmania Min Aung Hlaing è tornato a casa con la promessa a lungo rimandata di elezioni legislative. Quando? A dicembre o forse a inizio gennaio. La data è per altro forzato dalla fine dello stato di emergenza da poco rinnovato e che scade a luglio. Per indorare la pillola, il generale ha aggiunto che Mosca e Minsk invieranno osservatori e che dunque l’opposizione dovrebbe collaborare: “Se volete una democrazia multipartitica, non ostacolateci. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno – ha detto tornando dall’Europa – è cooperazione”.
Stranamente il generale non ha menzionato il vero protagonista straniero delle vicende birmane: Pechino. Il Myanmar ha promulgato la legge sui servizi di sicurezza privati in febbraio aprendo a società di security cinesi tanto che già l’anno scorso si era parlato di un accordo che consentiva a un’azienda militare privata cinese di essere a Kyaukpyu, nel Rakhine. Secondo altre voci sarebbero presenti anche a Myawaddy, la città gemella con la tailandese Mae Sot attualmente nell’occhio del ciclone.
Capitolo Scam City
L’area di Myawaddy è sotto tiro per via della presenza di diversi centri di truffa online, chiamati Scam Ciy (città della truffa), dove un esercito di migliaia di “schiavi” è stato assoldato contro la loro volontà per frodare online ignari pensionati o giovani sprovveduti. In Cina soprattutto, ma anche in America. I cinesi hanno così chiesto alla Thailandia di tagliare le luce, il web e il petrolio fornito da Mae Sot alla città gemella di Myawaddy. E han chiesto ai birmani di liberare gli scammisti. Messi alle strette, i militari birmani e i loro alleati – le milizie etniche delle Border Guard Force (Bgf) – hanno fatto apparire 5mila schiavi di 28 nazionalità i cui rimpatri sono già iniziati. Già oltre 1500 cinesi sono tornati a casa settimana scorsa (nella foto quelli rimpatriati da Mae Sot l’8 marzo) mentre continua l’esodo dal Myanmar alla Thailandia che sta facendo sbollire la tensione.
Seduti sulla riva birmana del fiume osserviamo le acque non troppo limpide del Moei che segna il confine tra Myanmar e Thailandia. Di là la pacifica terra dei sorrisi e delle orchidee. Di qua la guerra, in una zona controllata dalle Bgf. Le Border Guard sono infatti dei “rinnegati” Karen – la comunità dominante in questa regione – che hanno formato un esercito etnico che si è alleato con la giunta contro la Knu, la Karen National Union che è la storica formazione nazionalista karen. Ma le Bgf, oltre a dare una mano ai golpisti. gestivano le Scam City, di cui la più nota è Shwe Kokko, un’enorme area urbana in espansione dove albergavano gran parte dei “compound” (edifici sigillati) dedicati alle truffe. Da lì gli “scammisti” truffano le loro vittime raggirandole con investimenti farlocchi in criptovaluta.
Nella zona che visitiamo, una trentina di chilometri a Nord di Myawaddy, il territorio è controllato dalle Bgf che hanno respinto coi golpisti l’avanzata della Knu che, l’anno scorso, era riuscita ad arrivare sino a Myawaddy. Poi si è ritirata più a Nord ma le vere difficoltà le sta creando lungo la Ah1, la grande autostrada interasiatica che dall’Estremo Oriente, passando per la Birmania verso l’India, arriva in 20mila km sino in Europa unendosi alla E80 per Lisbona (virtualmente, visto che spesso le guerre la interrompono come accaduto con l’Afghanistan). La Ah1 passa nel territorio dei Karen che ora la controllano per 50 km sino a Kawkareik. Inutile dire che al confine stradale del Ponte della amicizia tra Myanmar e Thailandia il traffico è al lumicino. Con la guerra non si passa.
Foto di copertina e testo di Vincenzo Caretti: gruppi di “svammer” rimpatriati in Cina dall’aeroporto di Mae Sot