di Giuliano Battiston ed Emanuele Giordana
La mattanza era annunciata da quando Donald Trump, con una mossa a sorpresa, ha fatto saltare il negoziato coi Talebani che ieri hanno colpito con durezza provocando diverse decine di morti e feriti. Accade mentre un’indagine della Bbc racconta la ferocia della guerra nei mesi del negoziato e il Tribunale internazionale dell’Aja rivede la sua posizione di diniego sulla possibilità di indagare gravi crimini nel Paese della guerra infinita.
L’attentatore non è riuscito a impedirne il comizio, ma il messaggio era proprio per lui: per i Talebani, il governo di Kabul continua a essere illegittimo e lo sarà tanto più in futuro se a presiederlo dovesse continuare a essere lui, Ghani, tra l’altro ai ferri corti con Islamabad, tradizionale sponsor degli studenti coranici. Per i Talebani, illegittime e “farsesche” sono anche le elezioni, in un Paese sotto occupazione. Così hanno dichiarato settimane fa, minacciando il boicottaggio violento e intimando agli afghani di non partecipare. Fino al 7 settembre, nessuno avrebbe scommesso che le presidenziali si sarebbero tenute davvero. Si dava infatti per imminente la firma dell’accordo tra gli Stati Uniti e i Talebani, che le avrebbe probabilmente fatte annullare. La certezza che si tenessero è arrivata soltanto dopo che Trump ha fatto saltare il negoziato.
Il secondo messaggio è per lui. La rotonda Massud è a poche centinaia di metri dall’enorme ambasciata Usa, da anni in espansione. E la provincia di Parwan è una delle due, insieme a Kabul, dove avrebbe dovuto cominciare il cessate il fuoco con gli americani, secondo le indiscrezioni sul testo dell’accordo. Così, mentre tessono i rapporti con le potenze regionali, e senza chiudere del tutto la strada a un’eventuale ripresa dei colloqui di pace, i Talebani con il duplice attentato di ieri dicono a Trump che se Washington rinuncia al tavolo negoziale loro sono pronti a combattere “per altri cento anni”, come dichiarato da uno dei membri della delegazione di Doha, in Qatar.
Sono anche disposti a pagarne le conseguenze, condivise con
L’indagine della Bbc non fa invece che confermare un trend di violenza che già in luglio aveva registrato un bilancio elevatissimo e ne aveva fatto il mese peggiore dell’anno in corso. Ma se agosto è stato ancora più negativo e con le elezioni in vista ci si può solo aspettare il peggio. Se Talebani, governativi e alleati han combattuto duro mentre si negoziava, ora che il negoziato è nelle secche, la situazione sul piano militare può solo peggiorare.
Nel contempo però chissà se non sia stato anche il naufragio del negoziato a spingere i giudici della Corte penale internazionale dell’Aja a rivedere il loro giudizio sul rigetto della richiesta del pubblico ministero di aprire un’indagine su gravi reati connessi al conflitto afgano. Han reso noto ieri infatti che accetteranno il suo ricorso. L’indagine proposta era stata respinta perché era stato giudicato improbabile ottenere risultati importanti con un Paese, gli Stati Uniti, che non riconoscono l’autorità del Cpi. Riconosciuto invece dal governo di Kabul.