Morti, violenze e contestazioni in Venezuela dopo il voto

Dopo Brasile, Messico e Colombia nche sei Paesi europei (tra cui l'Italia) si sono uniti alla richiesta di pubblicare i verbali elettorali delle presidenziali

di Maurizio Sacchi

Sarebbero almeno 20 le vittime degli scontri in Venezuela, dopo la contestata dichiarazione di vittoria di Nicolás Maduro, a cui sono seguite manifestazioni di protesta dei sostenitori di Edmundo Gonzalez Urrutia, che dichiarano una vittoria schiacciante del keader dell’opposizione. Le manifestazioni vanno avanti anche se la tensione è calata rispetto ai primi giorni dal voto.

La Corte suprema di Giustizia del Venezuela ha convocato per venerdì 2 agosto i dieci candidati presidenziali:  incontro diretto tra Maduro  e González Urrutia, candidato della coalizione dell’opposizione Plataforma unitaria democratica (Pud).  La Pud contesta la proclamazione di Maduro a Presidente e ha creato una pagina web con i documenti elettorali che proverebbero la vittoria di Urrutia. La principale leader dell’opposizione, María Corina Machado, ha invitato in un video alla mobilitazione in tutte le città del Venezuela. Gonzalez e Machado hanno anche annunciato di aver avuto accesso a più dell’80% dei fogli di conteggio delle quasi 30mila macchine elettorali utilizzate per le elezioni  Secondo loro, Gonzalez sarebbe  il vincitore, con il 67% dei voti rispetto al 30% di Maduro.

Particolarmente interessante la reazione di quattro presidenti di sinistra latino-americani. Lula, del Brasile, Lopez Obrador del Messico, Petro della Colombia, e Boric del Cile, dopo una serie di contatti telefonici, stanno concordando una posizione comune per uscire dalla crisi. E’ un passo significativo, il primo che formalizza un asse comune fra i Paesi più importanti dell’area per demografia ed economia. La dichiarazione congiunta esorta le autorità elettorali a “procedere rapidamente e a rendere pubblici i dati suddivisi per seggio elettorale” e chiede “una verifica imparziale dei risultati” che rispetti la sovranità popolare alle urne. Si tatta di una dichiarazione cauta e espressa nel linguaggio prudente della diplomazia, che esorta entrambe le parti a a moderare il linguaggio e ad evitare incitamenti alla violenza. Ma é significativa se si considera che si tratta degli stessi Paesi che avevano riallacciato le relazioni con Caracas dopo il cambio di governo che ha portato al potere quattro rappresentanti della sinistra.

Maduro non può quindi ignorare questa voce congiunta, dopo che  il Venezuela ha interrotto le relazioni diplomatiche con Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay e ha chiesto ai loro ambasciatori di lasciare il Paese, a seguito del loro mancato riconoscimento della sua rielezione. Anche sei Paesi europei (tra cui l’Italia) si sono uniti alla richiesta di pubblicare i verbali elettorali.

Ma Lula ha parlato anche con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, e insieme hanno esortato Maduro, in una nota pubblica, a dimostrare la sua presunta vittoria. Biden e Lula hanno chiesto alle autorità elettorali venezuelane di “rilasciare immediatamente i dati completi, trasparenti e dettagliati dei seggi elettorali”. Ha inviato il suo consigliere diplomatico, il veterano Celso Amorim, a Caracas, dove lunedì ha incontrato sia Maduro che González Urrutia.

Gustavo Petro dalla confinante Colombia sostiene  dalla sua elezione che il governo e l’opposizione del Venezuela dovevano accordarsi e dare garanzie scritte di accettare i risultati delle elezioni.Questo é stato pattuito negli accordi di Barbados, dove è stata definita la data delle elezioni di domenica scorsa:  si doveva garantire al vincitore di governare con moderazione e al perdente di non essere perseguito. 

Ma qualche differenza nel fronte dei quattro non manca. In Messico, il Presidente López Obrador non ha voluto riconoscere alcun vincitore dopo le elezioni di domenica e ha aspettato pazientemente. Tuttavia, non ha risparmiato critiche all’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) per aver denunciato la “manipolazione aberrante” e il “processo senza garanzie” delle elezioni” “Il presidente Maduro ha dichiarato che consegnerà i verbali e che chiederà al corpo elettorale di convocare i candidati per consegnare le informazioni in loro possesso. (…)  Legalmente hanno 30 giorni di tempo [per risolvere il risultato elettorale], perché tanta fretta?”.

Per il Segretario di Stato americano Blinken: “Date le prove schiaccianti, è chiaro agli Stati Uniti e (…) al popolo venezuelano che Edmundo Gonzalez Urrutia ha ottenuto la maggioranza dei voti alle elezioni presidenziali del 28 luglio in Venezuela”. Maduro, intanto, ha proposto agli Stati Uniti di riprendere il dialogo se il governo americano procederà alla “realizzazione” di un memorandum d’intesa firmato nel settembre dello scorso anno nei negoziati diretti tra Venezuela e Stati Uniti in Qatar, parallelamente a un processo di dialogo tra il chavismo e l’opposizione alle Barbados.

Anche sei Paesi europei (tra cui l’Italia) si sono uniti alla richiesta di pubblicare i verbali elettorali.

nell’immagine di Wlfredor, proteste anti-Maduro, da wikipedia

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