di Alessandro De Pascale ed Emanuele Giordana
Un complotto scoperto dall’Fbi per zittire e semmai uccidere l’ambasciatore birmano all’Onu è l’ultimo tassello delle operazioni d’oltremare messe in piedi dai golpisti del Myanmar per colpire l’opposizione. Un tassello in cui ne sbuca un altro – la Thailandia – che riconduce a un’operazione d’oltremare “italiana”: quella delle pallottole di una ditta di Livorno ritrovate in Myanmar forse proprio attraverso una possibile triangolazione tailandese. Un complotto che non sembra comunque intimidire gli oppositori: né i funzionari all’estero che lottano contro la giunta, come l’ambasciatore all’Onu Kyaw Moe Tun, né chi non si arrende al regime militare in Myanmar, né chi continua a manifestare all’estero contro i golpisti. Oggi, in tutto il mondo (Italia compresa), si ricordano la “strage degli studenti” dell’agosto 1988 (8.8.88) e quelle quotidiane in un Paese con quasi mille vittime e un bilancio di oltre 7mila arresti. Ma andiamo con ordine.
È proprio l’ambasciatore Kyaw Moe Tun ad avvisare gli inquirenti americani che qualcosa bolle in pentola. Lui è il diplomatico che, dopo il golpe di febbraio, anziché dimettersi come i militari birmani di Tatmadaw avrebbero voluto, è rimasto al suo posto a rappresentare il vecchio governo e in un certo senso il nuovo esecutivo ombra che si
Ma a quanto pare di capire i due, che alla fine ammettono in sostanza la vicenda, non fanno il nome del trafficante o, quantomeno, le autorità non lo menzionano nella denuncia presentata al giudice Andrew Krause che ha giurisdizione sul Southern District di New York (dove risiede l’ambasciatore). L’unica cosa certa è che si tratta di un trafficante tailandese. Nelle vicende sporche di sangue dei golpisti birmani rispunta così ancora una volta il regno siamese. Proprio in Thailandia, la Cheddite di Livorno aveva chiesto e ottenuto di esportare nel 2018 «un milione di cartucce per armi ad anima liscia calibro 12 per uso sportivo/venatorio», cui si sono aggiunte altre «500.000 cartucce dello stesso tipo nel 2020», come confermato dal governo italiano in seguito ad accertamenti
Nel chiosare la notizia dell’indagine Usa, il quotidiano online birmano The Irrawaddy parla di una vera e propria rete militare e commerciale, «la cui intera portata è sconosciuta», attiva nella capitale tailandese: «molti importanti e loschi uomini d’affari del Myanmar vicini al regime, che vivono e prosperano a Bangkok (…) i più attivi dopo il colpo di stato, in quanto sostengono i militari e hanno stretti legami con il generale Min Aung Hlaing, leader del golpe».
Questo articolo è uscito anche su ilmanifesto il giorno 8 agosto e su Lettera22
In copertina e nel testo l’invito alla manifestazione antigiunta di ieri in tutto il mondo