Nella sua “Policy Position on the Rohingya in Rakhine State” il Nug riconosce i diritti dei Rohingya e le atrocità che hanno dovuto subire in Myanmar. La dichiarazione rappresenta un cambiamento epocale rispetto all’atteggiamento tradizionale e alla persecuzione dei Rohingya da parte della giunta militare e dei precedenti governi, che hanno regolarmente negato sia l’esistenza dei Rohingya come comunità birmana sia le prove delle atrocità di massa da loro subite durante i pogrom. “Cercheremo attivamente giustizia e responsabilità per tutti i crimini commessi dai militari contro i Rohingya e tutte le altre persone del Myanmar nel corso della nostra Storia”, si legge nella dichiarazione che prosegue affermando che “Intendiamo, se necessario, avviare processi per concedere alla Corte penale internazionale la giurisdizione sui crimini commessi in Myanmar contro i Rohingya e altre comunità”. Finora sempre rifiutata.
ll Nug infine si impegna ad abolire le cosiddette carte di verifica nazionale (National Verification Card process), sistema coercitivo che richiede che i Rohingya si identifichino come stranieri. Il Governo si impegna dunque a garantire i diritti di cittadinanza basati “sulla nascita in Myanmar o sulla nascita ovunque come figlio di cittadini del Myanmar”. Il Governo di unità nazionale si impegna poi per il “rimpatrio volontario, sicuro e dignitoso” dei rifugiati Rohingya che si trovano fuori dal Paese nello Stato di Rakhine. Il documento ufficializzato oggi si conclude con questa frase: “Invitiamo i Rohingya a unirsi a noi e ad altri per partecipare a questa rivoluzione di primavera contro la dittatura militare in tutti i modi possibili”.
Al momento non ci sono Rohingya nel Nug, ma il dr Sasa ha recentemente nominato come suo consigliere Maung Zarni, riconosciuto esponente della comunità rohingya per la sua strenua battaglia di difesa dei diritti della minoranza. Un passo che ha aperto la strada alle prese di posizione e alle aperture di questi giorni. Strada in salita però perché la designazione di Maug Zarni poi è caduta dopo una selva di critiche al personaggio.
Il governo ombra è stato ufficializzato il 16 aprile da parlamentari eletti in novembre ed estromessi dal colpo di stato militare del 1 febbraio messo in atto da Tatmadaw, l’esercito birmano guidato da Min Aung Hlaing. E’ composto da 26 ministri e quattro dirigenti, tra cui la consigliera di Stato Aung San Suu Kyi (premier de facto e ora in carcere) e il presidente Win Myint (lui pure agli arresti). A ieri, il bilancio delle vittime del golpe è di 845 persone mentre è di oltre 4500 il numero dei dimostranti, attivisti e leader democratici detenuti dai militari.
(Red/Em.Gio.)
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Nelle foto, un momento della conferenza e, a destra, il Vice ministro degli Esteri del Nug U Moe Zaw Oo. In copertina il vertice del Nug