Il cambiamento climatico torna nelle agende internazionali con una serie di appuntamenti cruciali organizzati nell’ambito del G20.
In questo dossier torniamo sull’obiettivo 13 dell’Agenda 2030 e facciamo il punto sui dati e i fatti che ruotano attorno alla crisi climatica e agli impegni presi (e poco rispettati) dalle potenze mondiali.
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Gli appuntamenti del G20
Sulle scelte per il cambiamento climatico il 2021 è un anno cruciale. Nell’ambito del G20 sono previsti vari incontri internazionali con questo tema all’ordine del giorno. Dal’1 al 12 novembre a Glasgow si svolgerà la 26esima Conferenza delle Parti (COP26) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNFCCC), dove si ritornerà a parlare degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
L’Italia con il Regno Unito avrà la Co-Presidenza della COP26 e sta già organizzando l’evento preparatorio “Pre-COP26”, che si terrà a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre 2021. In quell’occasione è poi previsto un evento dedicato alle giovani generazioni, lo Youth4Climate: Driving Ambition, che si svolgerà dal 28 al 30 settembre e potrebbe portare a una Dichiarazione finale che sarà presentata alla Pre-COP26.
Un altro appuntamento si svolgerà a Milano il 7-8 ottobre 2021, dedicato ai temi ambientali e climatici per il continente africano, Incontri con l’Africa.
Più incisività all'accordo di Parigi
Le linee d’azione presentate dalla Presidenza italiana del G20 sui cambiamenti climatici prevedono una più incisiva programmazione di interventi a scadenze ravvicinate per rendere concreta la possibilità di perseguire gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. L’accordo di Parigi è il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottato alla conferenza di Parigi sul clima (COP21) nel dicembre 2015. L’UE e i suoi Stati membri sono tra le 190 parti dell’accordo di Parigi. L’UE ha formalmente ratificato l’accordo il 5 ottobre 2016. I governi hanno concordato di mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine e hanno puntato a limitare l’aumento a 1,5°C.
Nel 2018 si sono investiti circa 800miliardi di dollari nell’estrazione di petrolio e gas a fronte di circa 550 nei settori a basso impatto ambientale (rinnovabili, integrazione dei sistemi energetici). Le emissioni di CO2 da combustione fossile continuano ad aumentare. Il 13 2020 ottobre l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) ha pubblicato il World Energy Outlook (Weo) 2020 ha avvertito che, “senza un grande cambiamento nelle politiche dei governi, non c’è segno di un rapido declino” dei combustibili fossili.
Le emissioni globali dovrebbero riprendersi più lentamente che dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, ma il mondo è ancora lontano da una ripresa sostenibile. Nello scenario di sviluppo sostenibile, per ottenere una riduzione delle emissioni di circa il 40% entro il 2030, è necessario che le fonti a basse emissioni forniscano in quell’anno quasi il 75% della produzione globale di elettricità, rispetto a meno del 40% nel 2019 e che oltre il 50% delle autovetture vendute in tutto il mondo nel 2030 siano elettriche, rispetto al 2,5% nel 2019.
L’accordo di Parigi ha oggi una applicazione incerta. Molti gli scienziati che hanno criticato il testo per il livello modesto degli impegni che gli Stati nazionali vorrebbero assumere in risposta all’emergenza climatica.