Site icon atlante guerre

Dossier/ Contaminazione dell’acqua: mamme arrabbiate nel mondo

di Andrea Tomasi

Avete mai visto una mamma incazzata? Non intendo una mamma nervosa o irritata o arrabbiata. Parlo proprio di una mamma incazzata. Così incazzata che quando la guardi con la coda dell’occhio vedi i fulmini uscirle dagli occhi e il fumo dalle orecchie. Mia madre, quando facevo qualcosa che proprio non andava bene, si trasformava in un’atleta: campionessa olimpica di lancio della ciabatta ad altezza ginocchia. E non parliamo di pantofole di spugna. Parliamo di calzature in sughero duro, durissimo. Io scappavo verso la mia stanza da letto, ma prima di arrivare alla porta, venivo colpito e atterrato come un birillo. Robe da Telefono Azzurro. Ecco… poi le mamme però sono le stesse che sono pronte a tutto per salvartela la vita. Immaginate tante mamme incazzate, unite, in Italia, in Europa, in America, nel mondo: donne pronte a combattere con tutte le armi a propria disposizione per difendere i propri figli, la salute dei figli, l’ambiente nel quale hanno costruito una famiglia, una vita. Sono le «mamme No Pfas».

Erin Brockovich

Le cattive acque in cui nuotano gli Stati Uniti: il cinema che raccontà la verità attraverso i nuovi super eroi

Negli Stati Uniti il problema della contaminazione è raccontato nel libro «Exposure» di Robert Bilott, l’avvocato che da più di 20 anni si batte contro i giganti della chimica, a cominciare dalla società DuPont, che produceva i Pfas soprattutto per fare teflon, l’impermeabilizzante per pentole famoso nel mondo. La sua storia, la sua vita di supereroe civile – fra scartoffie, denunce e controdenunce – è raccontata nel film Dark Waters (Cattive Acque) di Todd Haynes. Parliamo di un film con un cast stellare, da Anne Hathaway, Tim Robbins e Mark Ruffalo, che recita la parte del protagonista, Bilott.

Mark Ruffalo, attore hollywoodiano impegnato nella difesa di ambiente e salute, di Dark Waters è anche produttore. Insomma ci ha messo anche i soldi. Lui, che nella saga Avengers impersona Hulk, in questa pellicola è eroico in un altro modo: combatte nelle aule giudiziarie (nel 2017 negli Stati Uniti si è arrivati a 3500 cause individuali e la compagnia DuPont ha finito per patteggiare 670,7 milioni di dollari). In Dark Waters Ruffalo (Bilott) non si strappa i vestiti e non diventa verde. Nessuno diventa verde, ma nel film, come nella realtà, ci si ammala e si muore a causa dei Pfas.

La filmografia statunitense è uno dei migliori veicoli di informazione. Ricordate il film Erin Brockovich? Il film di Steven Soderbergh – con Julia Roberts che interpreta il ruolo dell’attivista statunitense, nota per la sua battaglia sulla contaminazione da cromo esavalente, condotta con Ed Masry contro la Pacific Gas & Electric – è del 2000. Sono passati 21 anni e i problemi ambientali (legati allo strapotere delle multinazionali) negli Usa, come nel resto del mondo, sono ben lontani dall’essere risolti. Oggi Erin Brockovich – protagonista di una delle più grandi cause in materia ambientale nella storia degli Stati Uniti (333 milioni di dollari ai più di 600 residenti di Hinkley, California) – è presidente della Brockovich Research & Consulting e fonte di ispirazione per migliaia di donne nel mondo, impegnate nella difesa della salute collettiva, a cominciare da quella dei bambini.

Beth Kline-Markesino

La storia di Beth Kline-Markesino: quando un fiume inquinato ti attraversa la vita

Ne sa qualcosa un Beth Kline-Markesino, una mamma di Wilmington (North Carolina). Era il 16 ottobre 2016 quando Beth, una donna energica, sportiva, sana, di origini maltesi, alla ventiquattresima settimana di gravidanza avvertì un forte dolore alla pancia. Una settimana dopo uno specialista della Duke University le diagnosticò dei problemi di placenta. Il figlio che portava in grembo non aveva sviluppato reni, vescica e intestino. Intervistata dalla rivista Sputnik, Beth Kline-Markesino ha raccontato che il liquido amniotico era troppo basso e che il piccolo Samuel stava morendo. Le hanno detto che se avesse partorito in modo naturale il rischio sarebbe stato troppo elevato a causa delle perdite di sangue. Beth è stata costretta a fare un taglio cesareo per dare alla luce suo figlio il 19 ottobre 2016.

«Io, mio marito e la mia famiglia abbiamo tenuto in braccio Samuel. Lo abbiamo battezzato in ospedale. Ed è morto». La tragica perdita di suo figlio – racconta il giornalista Umer Jamshaid – è avvenuta circa otto mesi prima che Beth Kline-Markesino apprendesse dal giornale locale, nel giugno 2017, che l’ acqua della sua città era stata contaminata da GenX, un composto chimico prodotto dalla Chemours Company presso lo stabilimento di Fayetteville, situato lungo il Cape Fear, un fiume che scorre a circa 100 miglia a monte di Wilmington. Il GenX appartiene ai Pfas. Beth Kline-Markesino ha avviato un’organizzazione senza scopo di lucro, la North Carolina Stop GenX in our Water.

Next: Dossier/ Clima, cosa emerge dalla Cop26 di Glasgow
Exit mobile version