di Rita Cantalino
A inizio settembre di quest’anno la Carovana dei ghiacciai promossa da Legambiente ha raggiunto la Marmolada. Tra i rifiuti raccolti dagli attivisti del tour per verificare lo stato di salute della Regina delle Dolomiti, c’erano residui di proiettili e armi risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Armi, sostanze chimiche che negli ultimi cento anni hanno riposato sui nostri ghiacciai.
La guerra avvelena i territori, fa impazzire il clima. Ma le attività a essa connesse devastano l’ambiente anche quando non si combatte. Il settore militare è tra i principali inquinatori al mondo. Con le sue 4.127 installazioni su 19 milioni di acri di suolo, e i suoi 39.000 siti contaminati in tutti gli Stati Uniti, il Pentagono è tra i principali attori di contaminazione globale.
C’è l’inquinamento del settore militare, innanzitutto. C’è quello delle attività militari di guerra, che approfondiremo in questo dossier. E poi c’è quello del dopo. Accanto alle vite cancellate da una guerra, ci sono quelle di chi resta a fare i conti con la devastazione ambientale, con la crisi economica che arresta gli avanzamenti ecologici, con la ricostruzione. Quando finisce una guerra, ci sono persone che non troveranno la pace. Intere aree che continueranno a pagare, alcune per sempre, il prezzo dei combattimenti.
*In copertina foto di Gerd Altmann da Pixabay, di seguito foto di Gerd Altmann da Pixabay