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Dossier/ Guerra alla Terra: l’impatto ambientale delle attività militari (2)

Foto di Michele Bitetto su Unsplash

di Rita Cantalino

La prima cosa da chiarire, quando si parla di impatti delle attività militari, è che ci muoviamo nell’ambito del probabile. Non esiste una rendicontazione certa, strutturata e puntuale. Nessuna istituzione nazionale, internazionale o globale l’ha mai chiesta. In Italia dati sono talmente nebulosi che, all’interno di questo approfondimento, ci muoviamo a tentoni attraverso ipotesi articolate che sommano, sottraggono, moltiplicano o dividono, a partire dalle poche informazioni a nostra disposizione. L’aura di mistero che circonda le più di 120 basi militari segrete disseminate lungo lo Stivale, si estende anche a quello che deriva dalla loro esistenza, come si estende ai traffici internazionali che portano il nostro paese a vendere a paesi impegnati in un genocidio.

Alcune cose, però, le sappiamo per certo. Sappiamo che migliaia di persone, in Sardegna, hanno pagato con la vita la subalternità del nostro paese alle disposizioni NATO. Sappiamo anche che il settore della Difesa ha un gruppo di lavoro impegnato per la transizione, ma gli unici documenti reperibili, come vedremo, non sembrano testimoniare una presa di coscienza dell’entità del danno.

In questo approfondimento proveremo, con i pochi strumenti a nostra disposizione, a costruire un quadro: qual è l’impatto climatico del settore militare e dell’apparato industriale a esso connesso? Quanto inquiniamo e quanti fondi pubblici destiniamo alla produzione di questo inquinamento? Cosa stiamo facendo, al di là dei proclami, per ridurre la nostra impronta carbonica?

Dossier/ Guerra alla Terra: l’impatto ambientale delle attività militari (1)

*In copertina Foto di Michele Bitetto su Unsplash, di seguito la base militare di Marina di Pisa

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