Dossier/ Guerra, armamenti, Nato: cosa ne pensano le destre europee

Invio di armi in Ucraina sì o no? Quali idee sulla Nato e sul riarmo? In Europa la maggioranza degli Stati sono governati da forze di destra, che spesso hanno idee non così univoche sui temi collegati ai conflitti. Secondo le verifiche di Pagella Politica, undici Stati membri (Italia, Croazia, Finlandia, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Svezia, Ungheria) su 27 (quasi 141 milioni di abitanti) sono governati da governi formati da partiti di destra o centrodestra.

In altri dieci Paesi (Germania, Austria, Danimarca, Lettonia Estonia, Irlanda, Polonia, Slovacchia, Romania, Cipro), dove vivono oltre 168 milioni di abitanti, il governo attualmente in carica è il risultato di una coalizione tra partiti di centrosinistra e centrodestra, o comunque con posizioni politiche diverse. In tre Paesi (Spagna, Malta, Slovenia), che messi insieme fanno circa 50 milioni di abitanti, governano invece i partiti di centrosinistra. Nei restanti tre Stati governa una coalizione di centro, mentre in Belgio e in Bulgaria si sono formati due nuovi governi di centro-destra, dopo le recenti elezioni. Da capire che tipo di governo si formerà in Francia, dopo la vittoria del ballottaggio della formazione di sinistra nel luglio 2024.

In questo dossier si passano in rassegna le posizioni di alcuni governi di destra o di partiti di estrama destra che hanno ottenuto consensi nelle ultime tornate elettorali.

*In copertina foto di Joakim Honkasalo su Unsplash, di seguito foto di Christian Lue su Unsplash

Francia, cosa ne pensa il Rassemblement national

Al ballottaggio del 6 luglio 2024 la Francia ha respinto l’estrema destra. La formazione di sinistra Nuovo Fronte Popolare ha sbarrato la strada al Rassemblement national, arrivato terzo. Al secondo posto Ensemble, l’area di Macron. Oltre che sui temi dell’immigrazione la posizione del Rassemblement National di Marine Le Pen era per certi versi controversa e preoccupante per l’alleanza Nato. Il manifesto del partito per il 2022 sulla politica di difesa riportava tra gli obiettivi il “ritiro dal Comando militare integrato della Nato, discussione su un futuro accordo strategico con gli Stati Uniti” e “un dialogo con la Russia sui principali dossier condivisi [e] un congelamento di tutte le cooperazioni strutturali con la Germania”. Con l’invasione russa dell’Ucraina iniziata nel febbraio 2022, però, la posizione del partito si è ammorbidita. Nel febbraio 2024 il leader del Rn Jordan Bardella aveva infatti dichiarato che “Non ci sarà alcuna uscita dal comando militare integrato della Nato finché la guerra è in corso”.

Anche sull’invio di armi all’Ucraina la questione è delicata. Sempre Jordan Bardella aveva dichiarato il 19 giugno durante la visita alla fiera degli armamenti Eurosatory a Parigi che “l’Ucraina deve essere in grado di difendersi da sola” e ha delineato le “linee rosse” che il suo partito non è disposto a superare, ad esempio il rifiuto di fornire missili a lungo raggio e armi in grado di colpire il territorio russo. Aveva inoltre ribadito l’opposizione del movimento di estrema destra al dispiegamento di soldati o istruttori francesi sul suolo ucraino.

Italia, destra (quasi) compatta sull'invio di armi

Sull’invio di armi in Ucraina la posizione del governo italiano è variegata. Fratelli d’Italia e Forza Italia restano a favore dell’invio di armi all’Ucraina, ma la posizione della Lega è più ambigua. Nel suo programma per le elezioni europee, il partito di Matteo Salvini ha scritto di voler “sostenere il diritto di autodifesa dell’Ucraina”, ma alcuni candidati della Lega al Parlamento europeo si sono schierati apertamente contro un nuovo invio di armi.

Durante il vertice Nato del giugno 2024 il Ministro Antonio Tajani ha ribadito che: “La posizione del Governo italiano è molto chiara l’Italia aiuta, ha aiutato e aiuterà l’Ucraina a difendere la propria indipendenza, quindi continueremo ad aiutarla. Da un punto di vista finanziario, ma anche da un punto di vista di strumenti militari, è chiaro che noi non invieremo alcun soldato italiano a combattere in territorio ucraino, così come le nostre armi non potranno essere utilizzate fuori dal territorio ucraino”.

Più incertezza dal Governo, invece, sull’invio di armi che siano in grado di colpire basi in territorio russo. In un’intervista con il Corriere della Sera, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che non crede sia “necessario” dare all’esercito ucraino questa tipologia di armi. “Credo – si legge – sia meglio rafforzare la capacità di dotare l’Ucraina di sistemi efficaci di difesa antiaerea. E che questo ci consenta da un parte di tutelare la popolazione civile in Ucraina, dall’altra senza rischiare un’escalation che sarebbe fuori controllo”. In occasione dell’incontro avuto con Meloni l’8 maggio 2024, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg aveva elogiato il sostegno dell’Italia all’Ucraina. “L’Italia -sottolineava una nota della Nato – ha inoltre firmato un accordo bilaterale di sicurezza con l’Ucraina, contribuendo a migliorare le difese del Paese, a sostenere l’industria degli armamenti e a contrastare le minacce ibride”. L’Italia, fin dal marzo 2022 ha fornito mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari a Kiev attraverso una serie di provvedimenti, presi prima dal governo Draghi e, a febbraio 2023, da quello di Meloni. I decreti sono stati tutti secretati. Difficile quindi capire quali armi siano state effettivamente inviate.

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