Site icon atlante guerre

In Africa la politica non è donna

3 November 2011. Dar El Salaam: UNAMID in collaboration with the North Darfur Committee on Women organizes an open day session on the UN Security Council Resolution 1325 on women, peace and security in Dar El Salaam, North Darfur. The purpose of the activity was to discuss the progress made in the State with regards to women’s issues. The forum, which was attended by 80 participants including Government representatives, women leaders and UNAMID officials, identified the possible impact of the resolution on daily life and key areas including protection, women’s rights, participation in the peace process, training for midwives and socio-economic empowerment. Photo by Albert Gonzalez Farran - UNAMID

Doveva essere la decade della donna il 2010-2020 ma c’è ancora molto da fare in Africa, così come nel resto del mondo, per la partecipazione attiva della donna in politica.

Ma non è solo un problema africano. Nel 2017 sono infatti  solo venti le donne che ricoprono l’incarico di Capo di Stato o Capo di Governo e rappresentano quindi il 6,3% dei 315 leader politici del mondo.

L’unico Stato nel quale sia la carica di capo di Stato che quella di capo di Governo è ricoperta da donne è il Regno Unito. In Africa, in questo momento, due sono le leader in carica.

Alcune buone notizie arrivano però dall’Africa. Il  Rwanda ha il più alto numero di donne in Parlamento con il 57,2% di seggi (54 parlamentari su 106 seggi), seguita dalla Svizzera con 157 parlamentari donne sul totale di 349 (44,9%) e dal Sud Africa: 194 donne in Parlamento su 454 (35,6%).

Nella classifica dei primi dieci c’è un altro Paese africano, il Mozambico. L’Italia – 54esima – è superata da un altro Paese africano, l’Eritrea, 52esima.

Le ministre in Africa hanno visto un declino in numeri dopo anni di crescita. Circa il 19,7% dei consigli dei ministri regionali erano composti da donne.

Oggi in Africa ci sono solo tre Stati (Sud Africa,Capo Verde e Ruanda) nei quali le donne ammontano a più del 30% dei ministri di gabinetto. In numeri assoluti  in Sud Africa c’è il più alto numero di donne ministro (15 per il 41,7% di tutti i ministri).

Nel continente africano 51 stati su 53 hanno firmato la ‘Convenzione per Eliminare tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne’ (CEDAW) e più di 18 Stati hanno assunto una politica nazionale di genere.

Nel Continente, infatti, la sensibilizzazione verso le prospettive di genere (dimostrate per esempio nelle legislazioni elettorali del Burundi, Sudafrica e Uganda) rappresentano modelli per la partecipazione attiva delle donne alla politica.

Nelle elezioni somale del febbraio 2017 era prevista ad esempio una ‘quota rosa’.

Per l’elezione della camera bassa 135 anziani dei clan tradizionali hanno selezionato 14.024 delegati che formano 275 collegi elettorali composto ciascuno da 51 membri. Di questi almeno 16 membri di ogni collegio dovevano essere donne.

Il sistema somalo si era dato come obiettivo la quota del 30% per le candidature femminili che finora non è stata raggiunta. Le cifre attuali suggeriscono infatti che la rappresentazione femminile sia più vicina al 25%. Nonostante il sistema elettorale non sia riuscito a raggiungere la quota, la cifra attuale è comunque ancora del 10% superiore al 14% raggiunto nel 2012.

Ma il sistema di ‘quote rosa’ somale  non è l’unico dato positivo per la partecipazione delle donne. Alcuni leader religiosi hanno offerto supporto all’impegno femminile nella politica, affermando che l’Islam non è in contrasto con l’impegno politico.

Ovviamente questa sensibilità può essere ancora più scarsa  in quegli Stati interessati da situazioni di conflitto, dove la difficoltà di portare avanti sensibilizzazione sui diritti umani in generale è ostacolata dalle situazioni contingenti.

Next: Clima, Trump contro il resto del mondo
Exit mobile version