di Raffaele Crocco
Se, come scriveva ieri Emanuele Giordana, anche Cina e Talebani chiedono moderazione, beh: c’è davvero da preoccuparsi. Le bombe pachistane sul Belucistan iraniano, risposta al bombardamento del giorno prima voluto dagli iraniani contro i pachistani, sono l’ultimo di una catena di episodi che stanno davvero preoccupando. Se poi, nel giorno 694 dall’invasione russa dell’Ucraina, sul piatto gettiamo anche la grande manovra anti-Russia che la Nato ha deciso di lanciare, la tensione sale davvero. Tanto. Abbiamo la certezza, ormai, che lo scontro per riorganizzare l’ordine mondiale è in pieno atto e, teniamolo a mente, molti giocatori hanno in mano l’asso: la bomba nucleare. Facciamo un breve riassunto della situazione.
Il teatro più antico di confronto resta l’Ucraina invasa. La guerra va avanti da 23 mesi, le perdite dei contendenti, fra militari e civili, potrebbero essere già superiori al mezzo milione. Un numero spaventoso, che dobbiamo sommare ai più di 7milioni di profughi e all’economia del Paese distrutta. La guerra è tecnicamente in una fase di stallo. Vuol dire che si continua a combattere, ma nessuno prevale. Gli schieramenti sono definiti. Il blocco Stati Uniti, Unione Europea, Canada, Australia, Israele e alleati sono con Kiev. Chiamiamo questa formazione i “filo-americani”, sostenitori del ruolo degli Stati Uniti come super potenza in grado di governare economia e politica mondiali. Con la Russia sono i Paesi del Brics, cioè Brasile, Cina, India e Sud Africa, assieme a Iran, a Corea del Nord e a molti Paesi africani e asiatici. Questo gruppo chiamiamolo “gli alternativi”, perché vogliono rovesciare l’attuale ordine mondiale, togliendo agli Stati Uniti il predominio economico, politico e militare.
Bene, abbiamo definito i campi e i profili dei contendenti. E’ importante, perché li troviamo, più o meno identici, sugli altri terreni di conflitto e confronto politico-militare. Ad esempio, nello scacchiere aperto dallo scontro fra Israele e Hamas, a Gaza. Con Israele stanno i “filo americani”, con Hamas e i palestinesi gli “alternativi”. In questo caso, questi ultimi hanno deciso di mettere in campo anche l’impegno militare, commissionando l’intervento a terzi. Dal Libano, infatti, Hezbollah, organizzazione filo iraniana, bombarda il territorio palestinese, scatenando la reazione israeliana. Nel mar Rosso, invece, sono gli Houthi, milizia sciita che ha conquistato il potere nel 2014 nello Yemen, a scontrarsi con i “filo-americani”, con le operazioni di pirateria e il bombardamento delle navi mercantili. Chi controlla il mare, controlla il Mondo, dice un vecchio adagio di politica estera e così i “filo-americani” sono a loro volta scesi in campo, con una forza navale che controlla l’area da e verso il canale di Suez e bombardando le postazioni Houthi nello Yemen. La guerra si è allargata, a quel punto, perché l’Iran ha deciso di rispondere, bombardando postazioni “filoamericane” in Siria e Iraq. Poi, sempre Teheran – e siamo all’oggi – ha deciso di sfondare ad Est e bombardare il Pakistan lungo la frontiera, nell’area di confine abitata dai Beluci, popolazione che vuole l’indipendenza dall’Iran. Il Pakistan ha risposto bombardando il territorio iraniano.
Questo il riassunto. Questo il quadro. C’è una partita enorme, che si gioca sulle teste di tutti noi. Partita che ha una posta importante: stabilire chi è o chi saranno i padroni del Mondo. Non è fantapolitica, non è una esagerazione. I contendenti hanno deciso che il nuovo bipolarismo del Pianeta, che ha come leader antico di uno schieramento gli Stati Uniti e come emergente dell’altro la Cina, va definito e risolto con le armi, con la prova di forza. Parlare di cooperazione, di diritti, di dialogo pare impossibile. La diplomazia viene ormai dopo lo scontro. C’è chi sostiene che, in fondo, tutto è sotto controllo, che ogni mossa è bilanciata da una contromossa proporzionata. Forse, ma la stessa cosa le cancellerie europee e mondiali la dicevano alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, subito dopo l’attentato di Sarajevo. La storia ci racconta come andò a finire.