di Andrea Tomasi
La produzione di oppio in Afghanistan nel 2017 ha visto un incremento dell’87%. È quanto emerge dal rapporto annuale redatto dall’Ufficio dell’Onu contro il traffico di droga e la criminalità organizzata (Undoc).
Nel 2015, secondo le stime dell’agenzia delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, un chilo di oppio fruttò 200 dollari mentre un chilo di fagioli, una delle colture alternative al papavero, generò un dollaro. Dati, questi, riportati da Loretta Napoleoni sul Fatto Quotidiano.
«La produzione di oppio – scrive nel suo blog – è concentrata principalmente nella regione di Helmand, a sud del paese, e quasi la metà di questa proviene dagli altopiani situati nell’Helmand occidentale».
«Non sono solo i talebani a beneficiare del commercio degli oppiacei. Anche i funzionari del governo impongono una tassa nei distretti da loro controllati dove si produce l’oppio. Gli agricoltori pagano 5.000 rupie pakistane, circa 50 dollari, per ettaro di papaveri».
Swiss Info riporta le parole del direttore esecutivo dell’agenzia delle Nazioni Unite Yuri Fedotov: «Sia per l’Afghanistan, sia per il mondo intero, ci si sta muovendo verso un territorio inesplorato con nuovi massimi produttivi di oppio che cancellano quelli precedenti del 2014». Le 9000 tonnellate del 2017, ha aggiunto, «rappresentano una produzione perfino in eccesso rispetto alla domanda globale di droghe derivate dall’oppio».
Fedotov ha dichiarato che «i successi ottenuti nella governance e nella trasparenza in Afghanistan e nei Paesi vicini, si troveranno a dover sostenere, a causa di questo trend, la sfida di più instabilità e insicurezza, e di maggiori finanziamenti a disposizione dei gruppi terroristici».
«Di certo – scriveva Marcello Foa su Il Giornale lo scorso anno – la guerra in Afghanistan è stata un fallimento. Non è servita a sradicare un regime indicato come uno dei principali sostenitori del terrorismo neosalafita. Non ha portato democrazia, né benessere alle popolazioni locali, che sono sempre più povere. In compenso ha generato immensi benefici ai trafficanti di droga. È la verità taciuta su questo conflitto, sebbene ci riguardi da vicino perché l’eroina finisce anche in Europa».
Sotto l’occupazione militare degli Stati Uniti e della Nato l’Afghanistan ha raggiunto il quasi monopolio mondiale della produzione di oppio e di eroina. «Questi prodotti sono consumati in parte nel Paese ma sono soprattutto esportati (contrabbandati?) in Iran e in Russia (Paesi nemici degli Stati Uniti). Questa stessa droga arriva poi anche da noi ed è la stessa che troviamo spacciata sotto casa».
«Verso la fine del libro – scrive Carmilla – l’autore fa notare che vi sono alcune compagnie aeree di contractors vicine alla Cia che si prestano a fare qualsiasi tipo di trasporto retribuito. Nel libro compaiono diversi nomi di ditte che lascio alla curiosità lettore (pp. 65-67)».
«In sintesi l’occupazione dell’Afghanistan ha prodotto un gigantesco boom della produzione di oppio a livello mondiale. Inglesi e americani hanno gestito le aree in cui è esploso questo tipo di produzione».
https://www.swissinfo.ch/ita/afghanistan–onu–boom—87—della-produzione-di-oppio/43679344
http://blog.ilgiornale.it/foa/2016/07/14/afghanistan-guerra-e-droga-la-verita-che-imbarazza-la-nato/
https://www.carmillaonline.com/2016/09/17/guerra-delloppio-afghanistan/