Nel Land grabbing si può riscontrare una delle cause degli scontri che stanno smuovendo e insanguinando l’Etiopia.
La recente crisi è stata scatenata dall’uccisione il 2 ottobre di oltre 150 persone durante i festeggiamenti per la fine della stagione delle piogge.
Il 9 ottobre il governo ha decretato lo stato di emergenza “in modo da poter affrontare gli elementi alleati alle forze straniere che mettono in pericolo la pace e la sicurezza nel Paese”.
Epicentro la regione dell’Oromia nella quale vive il più grande gruppo etnico del paese che rappresenta quasi il 32% della popolazione.
Da anni gli Oromi hanno avviato una battaglia per l’indipendenza e in questi giorni di tensione il governo etiope ha accusato Egitto e Eritrea di fomentare gli scontri in nome di rivendicazioni territoriali passate. Per l’Egitto l’accusa è poi quella di appoggiare il Fronte di Liberazione Oromo (OLF), nato nel 1973.
Le proteste sono state finora represse nel sangue e hanno provocato centinaia di morti. La reazione del governo centrale è stata infatti di estrema chiusura con arresti, l’istituzione di coprifuoco, internet e social network bloccati. In Etiopia ci sono almeno 80 gruppo etnici. I principali sono gli Orono e gli Amhara.
L’Oromia è considerata una delle aree più ricche del continente Africano, sia dal punto di vista naturale che agricolo. Il 60% dell’economia etiope è basata sulle risorse prodotte dalla regione oggi in contestazione.
L’etnia locale ha protestato più volte contro il piano governativo di landgrabbing che da anni toglie terre ai contadini del posto in favore di grosse aziende straniere.
Il piano prevedeva di espandersi per 1,5 milioni di ettari intorno alla regione, sfrattando gli agricoltori locali Le proteste sono proseguite anche dopo che il Governo di Addis Abeba aveva deciso di rinunciare al piano.
Fonti:
http://it.ibtimes.com/ecco-cosa-sta-realmente-accadendo-etiopia-1469260
http://www.internazionale.it/notizie/awol-kassim-allo/2016/10/10/etiopia-minoranze-proteste