di Ilario Pedrini
Tanzania e Uganda rischiano la chiusural. Paesi chiusi ai cittadini del Burundi che chiedono asilo quali rifugiati politici.
A casa loro rischiano di essere perseguitati o uccisi. «Da quando, nell’aprile 2015, in Burundi è scoppiata l’ennesima crisi, a seguito della decisione del presidente Nkurunziza di candidarsi per il terzo mandato – scrive il Corriere della Sera – 400.000 persone si sono rifugiate all’estero e altre 200.000 hanno dovuto trasferirsi altrove nel piccolo paese africano, la cui popolazione è di poco superiore ai 10 milioni».
Il presidente Pierre Nkurunziza ha chiesto agli oltre 240.000 rifugiati accolti in Tanzania di rientrare in patria. Un messaggio di segno uguale è stato inviato in Uganda.
Ma il Burundi in questo momento è tutto tranne che sicuro. I diritti umani vengono violati in maniera sistematica dal governo. E le prospettive future non appaiono rosee, visto che il presidente Nkurunziza ha annunciato di volersi proporre per il terzo mandato.
«Le forze di sicurezza e gli Imbonerakure, l’ala giovanile e sempre più militarizzata del Consiglio nazionale per la difesa della democrazia – Forze per la difesa della democrazia (Cndd-Fdd), il partito al potere, continuano a torturare e a uccidere chi è sospettato di parteggiare per l’opposizione».
Uccisioni, pestaggi, violenze sessuali e minacce sono la regola. Imbonerakure, forze di polizia, servizi di sicurezza ed esercito si dilettano anche con torture in carcere ed estorsione di denaro.
L’arresto – e quindi la perdita totale di ogni diritto – può scattare se si viene sospettati di aderire ad un partito di opposizione.
Amnesty International ha chiesto che Tanzania e Uganda non si prestino ai giochi di potere del governo del Burundi.
«Se non fai parte del Cndd-Fdd, sei considerato un loro nemico», ha detto un giovane rifugiato intervistato da Amnesty International.
Come in gabbia. Il trattamento, una volta imprigionato, può essere dei più duri: cella di isolamento, buia, piccolissima, da condividere assieme ad altri. Bastonate e cibo consumato sul gabinetto.
Donne stuprate davanti ai figli. La crisi del Burdundi al momento è fuori dal minimo controllo della comunità internazionale.
«Amnesty International ha lanciato il suo rapporto nel giorno in cui il Consiglio Onu dei diritti umani era chiamato a rinnovare il mandato della Commissione d’inchiesta sul Burundi (…). Un mese fa la Commissione aveva dichiarato di avere ampie prove di crimini contro l’umanità commessi nel Paese».
https://www.amnesty.it/burundi-migliaia-di-rifugiati-sotto-pressione-per-tornare-nel-paese-nonostante-il-rischio-di-uccisioni-e-torture/
http://lepersoneeladignita.corriere.it/2017/09/30/burundi-migliaia-di-rifugiati-rischiano-di-tornare-nella-repressione/