Ricomincia il gioco all’accaparramento di nuove terre. Il Punto

di Raffaele Crocco

È davvero Risiko, ormai, anche se non mancano delle sfumature di Monopoli. Il gioco mondiale all’accaparramento è ricominciato, in barba ad ogni principio affermato e difeso negli ultimi 80 anni di storia umana. Non poteva essere altrimenti, dopo aver seppellito negli ultimi tre anni di guerre fra Ucraina, Africa, Myanmar e Medio Oriente, ogni residuo di diritto internazionale e umanitario, affossando l’Onu e ogni agenzia delle Nazioni Unite. E non poteva che essere questo il fine ultimo della continua e per ora inarrestabile corsa al riarmo dell’intero Pianeta.

Quindi, vai con il Risiko, con la conquista o l’acquisizione delle nuove terre. Di Trump, neo ritornante presidente statunitense, abbiamo scritto e sappiamo. Punta alla Groenlandia alla faccia dei propri alleati della Nato, vuole il Canada come ennesima stella della bandiera Usa e promette di conquistare Panama e il Canale. Poi, per conto suo, pensa di acquistare Gaza per trasformarla in una riviera turistica. Un solo dubbio, rispetto a questo: ma da chi la comprerebbe? Da Israele tecnicamente non è possibile, dato che Gaza non è di Tel Aviv. Dai palestinesi appare complicato: difficilmente sarebbero disponibili a vendere la propria casa. Insomma, chissà.

Alle mire di Trump risponde ancora una volta la Russia, che in fatto di prendere terre non proprie è esperta. Lo fa con la voce del vicepresidente della commissione Difesa della Duma russa, Aleksei Zhuravlev. Ha detto, testuale “i Paesi Baltici dovrebbero appartenere alla Russia”. Ha aggiunto che “Vilnius – capitale della Lituania – sarebbe di diritto russa in quanto già parte dell’impero zarista”. Il tutto è nato perché le autorità di Kaliningrad – l’enclave russa in territorio lituano – hanno deciso di dare un nuovo nome al locale museo, dedicato al poeta lituano Kristijonas Donelaitis. Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, ha reagito indignandosi. Zhuravlev lo ha invitato a “tenere la lingua a freno”, ricordando che il varco di Suwalki, la striscia di territorio che separa la Bielorussia dalla russa Kaliningrad, potrebbe essere utile per la Russia per rendere più comode le linee di rifornimento nell’oblast di Kaliningrad. “L’esercito lituano – ha concluso – non resisterebbe un’ora ad un attacco russo”.

Una promessa che la Lituania non può sottovalutare. Così, come gli altri Paesi baltici, corre ai ripari, ovviamente armandosi. Di armi sulla testa continuano ad essere pieni gli ucraini. Secondo il governo di Kiev, in una sola settimana sono state sganciate 1.260 bombe aeree su obiettivi civili e lanciati quasi 750 droni d’attacco e più di 10 missili di vario tipo. Il tutto mentre Washington continua ad alimentare le voci di una “pace vicina”. Trump ha fatto sapere al Mondo, tramite il Washington Post, di avere parlato con il presidente russo Putin. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto di non poter né confermare, né smentire una telefonata tra i Presidenti. In modo ambiguo, Peskov ha spiegato al quotidiano filogovernativo russo Izvestia che “tra gli Usa e la Russia ci sono comunicazioni condotte attraverso diversi canali, e sullo sfondo della molteplicità di queste comunicazioni, io personalmente potrei non essere a conoscenza di qualcosa”.

Intanto, lontano, nel Vicino Oriente, il quotidiano israeliano Haaretz annuncia che Hamas ha deciso di ritardare il rilascio degli ostaggi fino a nuovo ordine, in risposta alle continue violazione degli accordi da parte degli israeliani. Per le strade di Tel Aviv le proteste popolari continuano. Nel mirino c’è il premier Netanyahu, accusato di “prendere tempo” e ostacolare il rilascio degli ostaggi. Una tesi che lo stesso quotidiano sosteneva qualche giorno fa. Il premier israeliano, scriveva, intende sabotare l’accordo sul cessate il fuoco a Gaza. A sostegno della tesi sarebbero alcune fonti anonime, vicine al governo, che hanno ribadito come la delegazione israeliana inviata in Qatar per perfezionare l’intesa, in realtà non sia in grado di portare avanti la fase due dell’intesa. “È uno show – ha detto una fonte – Netanyahu sta facendo capire molto chiaramente che non vuole passare alla fase successiva. Sta inviando una squadra senza mandato e senza la capacità di fare nulla”. Il problema è che, nella logica di Netanyahu, le immagini degli ostaggi liberati sarebbero state dannose per i sondaggi, perché dimostrerebbero che Hamas non è stata sconfitta ed è ancora efficiente. Non a caso, un alto funzionario israeliano ha chiarito pubblicamente che il team israeliano a Doha discuterà solo di “dettagli tecnici”.

Intanto, nessuna tregua è iniziata in Cisgiordania. Nella città di Tulkarem continua l’assedio israeliano dell’ospedale governativo Thabet Thabet, mentre i soldati occupano l’adiacente complesso commerciale di Al-Adawiya, che hanno convertito in una base militare e un posto di sorveglianza. In settimana, le forze israeliane hanno fatto irruzione nelle case del quartiere orientale della città: le hanno perquisite, hanno controllato le identità dei residenti e li hanno sottoposti a interrogatori. I soldati hanno distrutto le telecamere di sorveglianza e molte case sono state distrutte, parzialmente o interamente. Il tutto nel quasi silenzio generale. A tener banco è solo la fragile tregua di Gaza.

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